Da martedì 10 maggio in onda su Italia Uno, Blindspot, la serie americana che ha conquistato 15 milioni di spettatori.
Times Square, il traffico, il via vai delle persone e un borsone abbandonato. Di questi tempi basta questo per creare il panico. Arrivano immediatamente poliziotti e artificieri, ma all’improvviso la borsa si muove ed esce una donna completamente nuda e ricoperta di tatuaggi. Non ricorda nulla del suo passato e viene chiamata con l’appellativo dato a chi perde coscienza della propria identità: Jane Doe (Jaimie Alexander). Gli unici a parlare di lei sono i suoi tatuaggi tra cui spunta un nome, quello dell’agente dell’FBI Kurt Weller (Sullivan Stapleton). Si scopre che il DNA della donna corrisponde a quello di Taylor Shaw, la vicina di casa di Weller quando erano bambini, che era scomparsa 25 anni prima e creduta morta. Il detective e la sua squadra iniziano ad indagare per decifrare i numerosi tatuaggi per risalire all’identità della donna e risolvere i misteri a lei legati che puntata dopo puntata formano un puzzle di misteri e collegamenti.
La serie è ideata e prodotta da Martin Gero e Greg Berlanti, quest’ultimo definito “il Re Mida della nuova Hollywood” dopo i successi di Arrow, The Flash, Supergirl, Legends of Tomorrow. Sono circa 200 i tatuaggi che ricoprono la protagonista. Per venire truccata con i tatuaggi, Jaimie Alexander si è sottoposta fino a 6 ore e mezza di make up al giorno. L’attrice aveva già interpretato una donna senza memoria nella serie KyleXY; per interpretare la protagonista ha rinunciato al ruolo di Wonder Woman nell’omonimo film al cinema. Durante i ciak, Jaimie ha pilotato realmente un elicottero.
Il New York Times ha così commentato l’avvento del serial: “Un’intrigante variazione sul tema dei puzzle, oltre a scavare nelle paure più recenti dei newyorkesi, come avviene nella scena iniziale che ipotizza un atto terroristico in mezzo a Times Square“. Per gli storici del caso, il termine identificativo Jane Doe dato alla smemorata protagonista, è stato inaugurato ai tempi di Edoardo III di Inghilterra (all’epoca venne utilizzato al maschile, John Doe, per determinare un ipotetico proprietario terriero). Col tempo l’espressione cominciò ad essere usata per indicare una persona la cui identità è sconosciuta, come ad esempio nel caso del ritrovamento di un cadavere non identificato fino al momento del suo riconoscimento. In Italia è l’equivalente di Ignoto o NN (dal latino nomen nescio).
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