Soltanto lo scorso 9 gennaio Carlo Verdone ha pubblicato sulla sua pagina Facebook una foto in cui appare col nuovo album di David Bowie, Blackstar, fra le mani. Sguardo felice per l’acquisto appena fatto. E poi è successo. Poi il Duca Bianco, dopo aver donato al mondo il suo ultimo e grande lavoro, se n’è andato. Il mondo piange e continuerà a versare lacrime per molto tempo ancora. Perché lo sapevano tutti che stava male, ma certe cose sembrano ugualmente remote, a tratti impossibili. Insomma, non si riusciva a concepire che Bowie potesse spegnersi. Non adesso, almeno. E fra le anime più addolorate c’è proprio quella di Verdone, da sempre appassionato ed esperto di musica rock nonché suo grandissimo estimatore. “Chiamare l’album Blackstar – ha scritto Carlo – era un oscuro presagio. Stava male da molto tempo, nell’ambiente si sapeva. Lui era un artista avanguardista, sperimentatore di talento unico. Mancherà a tutti noi la sua genialità sempre innovativa. E’ morto giovane nell’anima“.
Poi ha raccontato di quel privilegio avuto diversi anni fa. Cioè di quella volta che si è ritrovato a parlare con Bowie di arte. Era il 1991, era Milano. Verdone stava girando Maledetto il giorno che ti ho incontrato con Margherita Buy e insieme sono andati al Teatro Smeraldo per assistere al concerto dei Tin Machine. “Nel prendere posto – ha spiegato al quotidiano La Repubblica – mi sono accorto che c’era anche Gianni Versace e sono andato a salutarlo“. Il celebre stilista l’ha invitato a casa sua per cena, preannunciando la presenza proprio del Duca Bianco e dei ragazzi del suo gruppo. Nonostante l’indomani le riprese iniziassero molto presto, lui e la Buy hanno accettato molto volentieri: “Ho pensato ‘chi se la perde questa serata’“.
A tavola si è cominciato a parlare di arte, appunto, perché la dimora di Versace era piena di opere di grandissimo valore (“una colleziona da far paura“). Lui si è inserito nel discorso: “dissi che mio padre era studioso di futurismo e di avanguardia storica oltre che professore di Storia e critica del film“. Bowie lo sorprese rivelando una conoscenza approfondita dell’argomento e citando Boccioni, Balla, Carrà, Prampolini; su quest’ultimo si soffermò molto e “io capii che era davvero estremamente colto“. Ore indimenticabili, non c’è che dire. La notizia della sua scomparsa “mi ha messo sotto un treno“, ammette Verdone. I recenti video, l’uscita del disco, il fatto che si parlasse di lui: tutto ciò gli aveva fatto sperare che avesse superato la fase critica. Invece no. E farsene una ragione sarà dura.
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