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Categorie: Ultimissime

Giò Sada debutta al cinema: è un disadattato per Fabrizio Pastore

Si è aggiudicato la vittoria nella nona edizione di X-Factor e adesso è pronto a debuttare sul grande schermo. Parliamo del 26enne Giò Sada, naturalmente. Il quale è stato arruolato nel cast di Dove chi entra urla, opera prima del regista Fabrizio Pastore. Un film interamente girato a Bari – dove Giò è nato e cresciuto – ispirato all’omonimo racconto breve di Alessandra Minervini e prodotto da Giampiero De Robertis in collaborazione con ArifaFilm. Sada interpreta il personaggio principale, ovvero un ragazzo di nome Priso. O meglio: questo è il suo soprannome, in dialetto significa “vaso da notte“. Ed è anche una condanna, perché simboleggia un’esistenza da serie B, un destino che ha deciso di essere decisamente avaro. “Priso, hai trent’anni. Non lavori. Non studi. Non fai sport. Non hai la fidanzata. Non hai la patente. Priso, a cosa servi?“: queste le parole che il giovane disadattato si sente dire da sua madre. E allora non gli resta che rifugiarsi nella fantasia. Però non è mica scemo, Priso. Dunque capisce quando arriva l’occasione giusta per svoltare e sa coglierla al volo.

Sì perché succede che Bartolo, il suo insegnante di scuola guida, gli spiega una sua personale teoria. Cioè che tutti hanno una sorta di “prurito”, un’angoscia da cui non riescono a liberarsi e che si traduce in una sofferenza costante. Dunque a Priso viene l’idea di uno sfogatoio dove… Dove chi entra urla, appunto. E’ semplicemente una tenda, ma là dentro ci si può liberare, si può gridare, si può fare tutto ciò che serva a liberarsi dal tormento. E per Priso, lo sfigato, arriva un improvviso quanto inatteso successo.

Il progetto, 180 scene con più di 1.000 fra attori e comparse – racconta all’Ansa Pastore, che è anche sceneggiatore e autore delle musiche – ha richiesto circa due anni di lavorazione senza alcun contributo finanziario. Ho conosciuto Giovanni come musicista e mi sembrava la persona giusta per interpretare un ragazzo di oggi in tutta la sua fragilità e la sua ribellione“. La storia è “surreale, onirica ma anche piena di realtà” e Pastore l’ha scelta perché in qualche modo lo ha portato a riflettere anche su se stesso e sul percorso compiuto finora, non privo di delusioni e rabbia. Però il riscatto, da qualche parte, c’è sempre. E vedremo anche come se la caverà il talentuoso Giò, in un ruolo certamente non facile.

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