“Er ist wieder da”, ovvero “Lui è tornato”: così si intitola il caso cinematografico tedesco della stagione in corso. “Lui” è Adolf Hitler, signore e signori. Che riappare nell’epoca attuale e conquista il botteghino in Germania: trecentomila spettatori nei primi 4 giorni di programmazione. Ciò si traduce in un’eco incredibile: i media di tutto il mondo ne parlano, i video e le clip relative alla pellicola in questione sono già diventati virali e macinano visualizzazioni. Un successo in piena regola. Ma c’è da preoccuparsi? No, anzi. Perché il taglio ha del sorprendente e simboleggia quasi una seconda “liberazione”. Tratto dall’omonimo bestseller di Timur Vermes del 2012 (pubblicato in Italia da Bompiani), Lui è tornato presenta infatti il Führer in chiave tragicomica, mescolando finzione e candid camera.
L’ambientazione, come dicevamo, è ai giorni nostri. Dai cespugli di un cortile condominiale di Marzhan, una zona di Berlino Est, emerge proprio Hitler. Che ha fatto un viaggio nel tempo, ma lui stesso ne ignora il motivo. E’ confuso. Viene subito notato da alcuni bambini che, ovviamente, non lo riconoscono. Lo riconosce invece il reporter di un programma televisivo che si trova per caso da quelle parti e lo filma subito, credendo però che si tratti di un’imitazione. Non può minimamente sospettare la verità, anche perché Hitler fa discorsi assurdi. Il video si diffonde, però, a macchia d’olio e in tempi record. Di conseguenza l’uomo viene invitato negli studi del programma. Viene presentato durante uno spettacolo comico. E sono risate, tante risate. Allo stesso tempo, tuttavia, la gente lo ascolta con molta attenzione.
Hitler comincia a divulgare le sue idee anche in strada, cerca il contatto diretto con le persone. E a questo punto il film propone un colpo di scena. Via il copione. Le comparse sono vere, proprio come in diverse scene di Borat di Sascha Baron Cohen. Ovviamente lo spirito di Hitler è sempre quello, dunque il suo razzismo si tocca quasi con mano e supera i limiti. C’è chi ammicca, chi tace, chi invece condivide le sue argomentazioni. Le comparse sanno bene che si tratta di un attore, ovvero Oliver Masucci, ma riescono ugualmente a essere sincere. Le reazioni non hanno filtro.
“Potenzialmente – dice il regista 38enne David Wnendt in un’intervista a Repubblica – un terzo dei tedeschi voterebbe un partito di destra in Germania se solo ce ne fosse uno credibile. Per fortuna l’Ndp, il partito nazionalista, non lo è, ma bisogna fare attenzione alla nuova formazione Alternative für Deutschland. Formata solo da professorsi universitari, dietro il suo antieuropeismo nasconde anche molti pensieri pregni di intolleranza e razzismo“.
Il rischio di dimenticare il passato, continua Wnendt, è fin troppo concreto: “Bombardati da un mare di informazioni e nozioni, si fa fatica a sviluppare senso critico e a leggere il presente con coscienza critica“. Durante le riprese, a sorprendere maggiormente il regista è stato “il sincero entusiasmo che molte persone mostravano al nostro falso Hitler. Alcuni salutavano con Sieg Heil come se nulla fosse. Davanti la porta di Brandeburgo un gruppo di italiani hanno voluto farsi un selfie con lui ed il braccio destro alzato. Si vede anche nel film“. Film che, per il momento, non ha un distributore italiano. Ma la situazione potrebbe molto presto cambiare…
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