C’era una volto lo spazio. Buio, ignoto, pieno di insidie. Il regista Ridley Scott lo ha reso un luogo di paura con il suo Alien nel 1979 ed è tornato a raccontarlo tre anni fa in Prometheus con tutti i suoi inquietanti misteri. Adesso con Sopravvissuto – The Martian l’autore cambia completamente rotta, togliendo quasi del tutto l’effetto brivido e puntando su una nuova visione della fantascienza, più reale e realistica, ma soprattutto più da pioniere che da esploratore. In più, nel raccontare la storia di un uomo rimasto solo su Marte si passa dai toni drammatici d’inizio film (mai esagerati) a elementi di pura commedia della seconda parte. Il risultato si avvicina più al brillante Cast Away di Robert Zemeckis che agli angoscianti Open Water o Alla deriva.
La trama è tutta nel trailer: una missione della Nasa su Marte viene interrotta in seguito a una tempesta, ma l’astronauta Mark Watney, interpretato da un magistrale Matt Damon (che non è a suo agio solo quando veste i panni di Jason Bourne da quando ha preso parte a Interstellar di Christopher Nolan), rimane ferito e, creduto morto, viene abbandonato dagli altri che ripartono per la Terra. L’uomo, un botanico, si riprende e solo soletto sul Pianeta rosso si ritrova a doversi ingegnare per riuscire a sopravvivere, nella speranza che qualcuno torni a riprenderlo. Caparbio e autoironico, invece di drammatizzare affronta i problemi uno alla volta, con lucidità e senso dell’umorismo. Si mette a coltivare patate dentro il campo base (concimandole con le sue feci) e cerca un modo per comunicare con la Terra, mentre tiene alto il morale ascoltando i successi degli anni Settanta e Ottanta.
Proprio la strepitosa colonna sonora (dagli ABBA a David Bowie, passando per la sigla di Happy Days) è uno dei punti di forza del film e ricorda molto quella che ha regalato punti a un altro kolossal fantascientifico recente, ovvero i Guardiani della Galassia della Marvel. A conferma che il binomio fantascienza e disco music è senza dubbio vincente. Chicca per nerd anche la citazione del Signore degli Anelli: la missione di salvataggio viene battezzata Elrond, dal nome di un personaggio della saga fantasy, e proprio in quel momento entra in scena l’attore Sean Bean, tra i protagonisti delle pellicole di Peter Jackson. Il prendersi poco sul serio poteva essere un rischio, ma in realtà è il punto di forza di questa pellicola. Perché dopotutto lo spazio per affascinare non dev’essere per forza così profondo.
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