Gomorra la serie, capitolo secondo: gli ostacoli da superare aumentano e in fondo i motivi possono anche essere comprensibili. E’ roba che scotta, diciamocelo chiaramente. E se da una parte ha un esercito di estimatori, dall’altra c’è una parte del Bel Paese che disapprova a priori ritenendo sbagliato il messaggio trasmesso. Così, ecco che il sindaco di Giugliano Antonio Poziello ha deciso di negare la realizzazione di nuove scene nei luoghi pubblici della cittadina stessa. E dire che proprio qualche giorno fa la produzione aveva individuato a Giugliano alcune nuove location relativi a momenti molto importanti dal punto di vista narrativo. Ma niente da fare: il Primo Cittadino proprio non ne vuole sapere.
Perché? Per lo stesso motivo che ha spinto altri suoi “colleghi” della zona a chiedere le porte: “Giugliano non è Gomorra – ha scritto Poziello in un lungo post pubblicato su Facebook – La serie tv non mi piace. Questione di gusti, certo. La ritengo, a dispetto certamente delle intenzioni degli stessi autori, diseducativa. Che esalti il ruolo dei ‘cattivi’, generando emulazioni tra bande di ragazzini sbandati. Creando eroi negativi che divengono modelli da imitare. Nell’eloquio tutt’altro che immaginifico. Nell’abbigliamento. Nella condotta a-morale. Gomorra fotografa certamente uno spaccato di società partenopea, ma non ci aiuta a sconfiggerla. Anzi!“.
Ribadisce che si tratta di un’opinione personale, il Sindaco. Ma d’altra parte fa presente come il personale e il pubblico, quando si ha il compito di amministrare un Comune, spesso si sovrappongano. “Giugliano – aggiunge, senza in effetti nascondersi dietro un dito – è una città con luci ed ombre. Ricca di contraddizioni, che vuole lasciarsi alle spalle l’onta del commissariamento per infiltrazioni camorristiche. Che cerca occasioni di riscatto. Ma, soprattutto, Giugliano è diversa e distante dalla rappresentazione che ne diede la serie ‘Gomorra’“. Alcune scene sono state già girate proprio là, in locali privati, e il Sindaco lo sa bene. Ne prendo atto e sa che non può intervenire. Però, sottolinea ancora una volta, “non saranno registrate scene in luoghi pubblici“. Non risparmia nemmeno una velata minaccia, augurandosi che gli autori rispettino tali divieto e facendo presente che “in caso contrario, siamo pronti a portare la produzione in tribunale“.
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