“I cattivi sono affascinanti, da sempre. Il mondo del cinema ha avuto grandi icone di cattiveria, un nome per tutti quello di Willem Dafoe. Perché vedi, in fondo i cattivi fanno quello che tutti – segretamente – vorrebbero fare. Hanno un modo di reagire particolare, sono prepotenti, mai succubi. L’attrazione nei confronti del cattivo è insita nell’animo umano“: parla con cognizione di causa, Euridice Axen. Perché lei veste i panni di una fra le donne più cattive attualmente in circolazione sul piccolo schermo nostrano, ovvero Veronica Torre della fiction Le tre rose di Eva. Entrata in scena nel secondo capitolo con una gran sete di vendetta e una grande carica di sensualità; prima mantide d’amore, poi giunta sull’orlo del baratro, quasi redenta e infine riemersa dalle fiamme con un abito nuovo. Quello di suora.
Che colpo, per il pubblico, ritrovarla così. Un colpo anche per Euridice stessa, che nel leggere la sceneggiatura della terza stagione ha pensato “questi sono pazzi“. Ma la follia, si sa, spesso a volentieri va a braccetto con la creatività e produce risultati degni di nota. Così la Veronica col velo appassiona chi la guarda da casa ma l’avvertimento è da tenere sempre in mente: guai a lasciarsi incantare. Guai a dare qualcosa per scontato. E si sappia inoltre che la puntata in onda il 15 maggio (cioè stasera) sarà “storica”. Storica in riferimento a tutte le vicende fin qua narrate, non solo ai più recenti sviluppo: parola della Axen, che se la ride pronunciando un sibillino “soddisfatti o rimborsati“. Sicura di ciò che promette e dell’effetto che farà.
Cosa hai pensato quando ti è stato proposto il personaggio di Veronica Torre?
Mi è piaciuto moltissimo, subito. Certo, venivo da Ris e da un pubblico affezionato a un altro personaggio, quello dal capitano Lucia Brancato. In tal senso, quindi, ho rischiato. Ma in fondo il mestiere dell’attore è anche questo: una volta sei buono, una volta sei cattivo. Bisogna essere pronti a cambiare completamente pelle. Io mi sono lanciata, e devo dire che alla fine è stato anche molto divertente.
Non hai avuto qualche timore nell’aggiungerti a un gruppo già consolidato?
… No! Dopo aver affrontato una prova dura come quella di subentrare a Lorenzo Flaherty in Ris, sono pronta a tutto (ride, ndr)!
Come ti sei trovata in quell’abito da suora?
Non è stato facile. E’ un costume parecchio vincolante, non c’è che dire. Il velo incornicia il volto, qualsiasi movimento in più risulta praticamente impossibile e quindi fondamentale diventa la mimica. Che richiede massimo impegno e attenzione.
La telecamera inquadra spesso il tuo viso, i primi piani sono tanti; come si fa senza l’ausilio dei capelli, del trucco, degli accessori? E’ un’esposizione totale.
Eh, come si fa… Ti rispondo citando Gabriele Lavia, che considero il mio maestro: “se lo sapessi, smetterei di fare l’attore“. Non te lo so dire. Anzi, posso dire solo che ho scelto su un livello intimistico: mi è sembrata la chiave giusta.
Stai seguendo le puntate?
A dir la verità non amo rivedermi, anche se a volte mi trovo “costretta” da familiari e amici (sorride, ndr)… Forse è per una forma timidezza, chissà. Anche se rivedersi è utile, non lo metto in dubbio.
Puoi anticipare cosa accadrà nella puntata in onda questa sera?
Sarà una puntata storica, bisogna prestare massima attenzione. Il motivo di tante cose finalmente appare chiaro. Si trovano le risposte, e sono risposte davvero spiazzanti.
Insomma gli sceneggiatori de Le tre rose di Eva sono agguerriti.
… Sono pazzi (ride, ndr)! A parte gli scherzi: usano un tipo di scrittura che ricorre spesso al colpo di scena, le cose non sono mai quelle che credevi e anzi vanno nella direzione opposte. E’ il meccanismo anche alla base di American Horror Story, serie americana di cui sono appassionata: ti aspetti un determinato sviluppo ma ti frega sempre. Come per una legge tacita. Lo spettatore si sente perciò tradito, in un certo senso, e proprio per questo è ancora più catturato. Perché continua a seguire le storie, i personaggi cercando le risposte. E la linea fra cattiveria e bontà è sempre molto sottile.
Possiamo dire che, in fondo, in ogni cattivo c’è qualcosa di buono?
No, secondo me no. Bisogna invece tener presente che Le tre rose di Eva è fondamentalmente un melò e nei melò i cattivi sono spesso coloro che soffrono oppure hanno sofferto tanto. La cattiveria è una conseguenza del dolore, di una forte passione. Proprio come nel caso di Veronica, che proprio per questo arriva a farmi pure tenerezza.
Che rapporto hai con lei? Come la vivi?
Torno al maestro Lavia. Lui mi diceva che, prima di interpretare un personaggio, non bisogna chiedersi “Cosa farei se fossi in lui?” ma “Cosa farebbe questo personaggio se fosse me?“. Ecco, la domanda giusta è la seconda. Se riesci a mettere il personaggio dentro di te lo rendi più credibile perché non fai l’imitazione di qualcosa che non conosci ma segui comunque la tua vera natura. Lui ha le tue sembianze. Non lo snaturi. Non ha nulla di volgare.
Il nome di Lavia torna nelle tue risposte. E’ stato molto importante, per te.
Beh, è grazie a lui che ho cominciato a fare questo lavoro seriamente. Lui, che nel 2006 mi affidò il ruolo di protagonista dello spettacolo Memorie dal sottosuolo scegliendo fra 400 attrici e dopo diversi provini. All’epoca era ancora viva la grande Mariangela Melato, protagonista di Chi ha paura di Virginia Woolf? Ricordo che mi fece i complimenti e mi disse “continua, farai strada“. Momenti molto emozionanti.
Il teatro è ancora nella tua vita: di recente hai portato in scena la commedia Zio Pino insieme a Stefano Fresi e Simone Montedoro.
Sì. E ad agosto cominceranno le prove di un altro spettacolo con Marco Rossetti. E’ un dramma, questa volta. Molto forte. Ma al momento non posso dire di più.
C’è anche un appuntamento al cinema.
Esatto. Il 25 giugno esce Crushed Lives – Sex or Kids? di Alessandro Colizzi, nel cast anche Walter Leonardi, Nicoletta Romanoff, Bob Messini. E’ una commedia sul sesso prima, durante e dopo l’arrivo dei figli.
A proposito di figli: tu sei figlia d’arte. Madre attrice, padre regista e doppiatore.
Sì. Ho respirato quest’aria fin da piccola, a 3-4 anni facevo conversazioni e balletti davanti a una telecamera comprata da mio padre. Loro hanno tentato in tutti i modi di dissuadermi dall’intraprendere questa strada perché conoscevano le tante difficoltà. Però non c’è stato verso…
Pensi che, rispetto ai loro tempi, oggi sia più difficile fare il mestiere d’attore?
Credo di sì, innanzi tutto perché c’è molta più concorrenza. Tante, troppe persone nutrono l’aspirazione di recitare anche se in realtà sono più interessate alla notorietà e coltivano l’illusione del guadagno facile. A ciò si aggiungano le raccomandazioni, le cosiddette “conoscenze”; anche se vedo che questo fenomeno riguarda tutte le professioni e tutti gli ambiti. Non dico che mi consola, però mal comune…
Hai rimpianti, ti sei pentita di qualcosa?
No, rimpianti no. Al limite rimorsi per qualcosa che ho fatto, piuttosto che rimpianti per qualcosa che non ho fatto. Anche se in fondo mi giustifico: se in un determinato momento ho agito in un modo, vuol dire che non sentivo diversamente e avevo motivi che ritenevo validi. Mi condiero una persona piuttosto equilibrata.
Per il futuro ti piacerebbe…?
… Avere un bambino (sorride, ndr)?
Mi hai preso alla sprovvista, immaginavo una risposta riguardante il lavoro.
Beh, avere un bambino mi piacerebbe molto. Però al momento non ho un compagno. E d’altra parte in queste cose sono molto fatalista: se lo avrò, sarà felice. Altrimenti… Non lo avrò. Di certo non farò figli con una persona che non amo davvero. Per quanto riguarda il lavoro, invece, sono contenta di quanto fatto finora e mi rapporto anche alla situazione attuale. Insomma, non posso proprio lamentarmi. Al futuro non voglio pensare troppo.
Ma se ti chiedo di sognare?
… Allora un film con Lars Von Trier. Detestabile come uomo ma grandissimo regista.
Con uno come lui ti ritroveresti a interpretare un altro personaggio estremo: ti piace questa tipologia, quindi.
Mi piace indagare nel sottosuolo dell’animo umano. Cercare le pulsioni più profonde e recondite e portarle in superficie. Dando loro voce.
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