Esce oggi, giovedì 7 maggio, nelle sale cinematografiche italiane The Gunman, il nuovo film diretto da Pierre Morel e con protagonista Sean Penn nei panni di un killer letale dal cuore tenero che è disposto a sporcarsi le mani di sangue, ma allo stesso tempo a proteggere il suo amore di sempre. L’agente Terrier (Penn per l’appunto) è stanco di uccidere per conto dell’organizzazione internazionale con cui lavora, così si ritira e torna a Parigi per vivere con la sua anima gemella (interpretata da Jasmine Trinca, al suo esordio in un lungometraggio in lingua inglese), quella donna di cui si è innamorato da ragazzo e che ancora gli fa battere il cuore. Non è però così semplice, visto che i suoi ormai ex datori di lavoro sono disposti a tutto pur di non lasciarlo scappare: anche minacciare la persona a cui tiene di più.
I fucili si alternano ai baci, le esplosioni alle lacrime. Si tratta di un mix equilibrato fra pallottole e sentimenti, anche se la trama è un cliché. La cinematografia americana (e non) ci ha proposto tante volte storie del genere (basti pensare anche solo al recente John Wick con Keanu Reeves, leggi la recensione di Velvet Cinema), così bisogna trovare sempre una chiave diversa per far sì che gli spettatori non si annoino. Dal punto di vista tecnico Morel è riuscito nell’impresa, dando vita a scene d’azione mozzafiato che tengono il pubblico incollato allo schermo con un ritmo serrato e senza pause. Penn ha affrontato delle prove fisiche notevoli per le scene d’azione e questo gli va riconosciuto. E’ la sceneggiatura (firmata da Pete Travis, Don MacPherson e lo stesso Sean) che però fa acqua da tutte le parti.
Penn, la Trinca, Javier Bardem, Ray Winston, Idris Elba e Mark Rylance formano un cast eccezionale. Almeno sulla carta. Il loro potenziale non è stato sfruttato davvero: Barderm risulta come una caricatura ridicola di altri suoi villain del passato, mentre il personaggio della Trinca non è né carne né pesce. Resta in balìa degli eventi senza avere un ruolo attivo nella storia. Al contrario il regista sembra aver messo tutte le energie solo sull’agente Terrier che viene rappresentato come un uomo che ama, che soffre, che lotta, che vive con passione. Forse sarebbe stato meglio concentrarsi anche sugli altri, visto che poi il risultato ne risente. In America è quasi un flop (con poco più di dieci milioni di dollari incassati): sarà lo stesso anche in Italia?
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