Beppe Fiorello continua il suo percorso artistico, basato sull’interpretazione di persone realmente esistite che in qualche modo hanno lasciato il segno nella storia del Paese. La prossima sfida consiste nell’indossare i panni di Roberto Mancini, il poliziotto anzi l’eroe che per trent’anni indagò sui rifiuti tossici e finì con l’ammalarsi di cancro. Fu il primo a denunciare il biocidio, scopriva le discariche illegali e poi le descriveva minuziosamente nei suoi tanti verbali. Amava il suo mestiere e amava l’Italia, quella stessa Italia che per il suo sacrificio – è morto nell’aprile 2014 – ha versato poche migliaia di euro. La fiction con Fiorello ha un titolo molto significativo, Io non mi arrendo. A produrla Picomedia per la regia di Enzo Monteleone. E fin qua tutto scorre, anzi fin qua onore al merito. Il fatto è che le riprese saranno realizzate non in Campania bensì interamente in Puglia. E già questa è una nota stonata. A ciò si aggiunge che sempre in Puglia saranno effettuati i provini, i quali sono diventati motivo di una rovente polemica.
Si cercano infatti “attori e attrici pugliesi” che abbiano però l’accento napoletano e, in pochi casi, romano. Una cosa strana, non c’è che dire. La quale viene spiegata con evidente rabbia dall’attrice partenopea Antonella Stefanucci (che ha lavorato con Beppe Fiorello in un’altra fiction su Giuseppe Moscati e pure in Capri): “Questa è una fiction sulla Terra dei fuochi, dunque ambientata in Campania, ma si gira in Puglia perché la film commission pugliese ci mette, fortunatamente, qualche soldino. Giustamente pretende che una buona parte di attori vengano presi in Puglia, ma la casting list dice che gli attori devono avere accento napoletano. Lascio a voi dedurre il risultato…“.
E non finisce qua. Perché, nonostante sia apprezzatissimo per il suo talento, stavolta anche lo stesso Fiorello s’è ritrovato nell’occhio del ciclone. L’attrice Antonella Morea è stata cassa di risonanza di un pensiero che hanno manifestato in molti, soprattutto sui social network: la Campania non è priva di talenti, anzi. Allora perché non affidare la parte del protagonista a un attore che sia davvero nato in quei luoghi. La Morea contesta “l’onnipresenza” – diciamo così – di Beppe. Sembra quasi che nessun altro possa interpretare questo tipo di ruoli, ma non è così. L’idea di questa fiction è nobile, in conclusione, ma troppe cose già non vanno…
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