Sono passati quattro anni dalla morte di Amy Winehouse a soli ventisette anni (era il 23 luglio del 2011), una delle voci soul più amate nel panorama musicale mondiale: il regista Asif Kasapadia ha deciso di renderle omaggio con il documentario Amy che sarà nelle sale cinematografiche inglesi dal prossimo 3 luglio, mentre per quanto riguarda l’uscita italiana ancora non ci sono notizie a riguardo. Si tratta di un lungometraggio che fa rivivere l’artista attraverso filmati e registrazioni inedite, ma anche con testimonianze di amici e parenti. Già nel teaser trailer appaiono alcune immagini mai viste di una giovanissima Amy, insieme a momenti in studio di registrazione e sul palco.
Cinque anni di hit (ha iniziato ad avere successo solo nel 2006), troppo pochi per dare al pubblico tutto quello che aveva nel cuore e nella mente. Ha lasciato ai fan perle come Back to black e Love is a losing game. Nel giro di poco tempo ha ottenuto una valanga di riconoscimenti e ha venduto milioni di album in tutto il globo, trasformandosi così in una vera e propria icona della sua generazione. “Cantare è sempre stato importante per me – ha ammesso agli esordi, come riporta Yahoo! – ma non ho mai pensato che sarei diventata una vera cantante. Sono molto fortunata, posso fare qualcosa che amo e basta così. Non penso che diventerò famosa, anche perché non credo che riuscirei a gestirlo, diventerei pazza“. Invece alla fine ce l’ha fatta.
Le sue parole sono state profetiche, infatti la Winehouse ha sofferto molto per la continua pressione dei paparazzi. Così si è abbandonata agli eccessi e quindi all’abuso di alcool e droghe. Gli esami tossicologici hanno infatti rivelato una presenza di alcool nel suo sangue cinque volte superiore al limite consentito per la guida. Le cause della sua morte non sono mai state accertate: qualcuno ha parlato di shock stop and go (assunzione di un enorme quantità di alcool dopo un periodo di astinenza), altri di intossicazione che le ha bloccato la respirazione, mentre il fratello ha ipotizzato fosse colpa della bulimia.