Dopo mesi, mesi e mesi d’attesa, finalmente è arrivato nei cinema tutto il mondo 50 Sfumature di grigio, trasposizione cinematografica del caliente bestseller di E.L. James. In Italia il numero di sale è pari a 900. Lo ripetiamo: 900. Anche qua, come su tantissime altre pagine virtuali, sono stati versati fiumi di parole. Battute migliaia di lettere sulla tastiera. E forse sta proprio qua il cuore del problema: nella quantità eccessiva. Troppo di tutto. Troppa pubblicità, troppe anticipazioni, troppe indiscrezioni, troppe interviste. Troppa aspettativa. Un gioco pericoloso, che può condurre negli abissi sulle vette. Diciamolo subito: l’anteprima alla Berlinale non è andata bene. O, perlomeno, non è andata come avrebbe dovuto. C’è stato il sold out, decine di persone sono rimaste fuori tuttavia al termine non è parso di vedere facce troppo soddisfatte.
Come racconta con precisione Michela Greco de Il Messaggero, che ha assistito alla proiezione in quel di Berlino, “il primo bacio arriva dopo 25 minuti di film. L’ingresso nella red room, cioè il ‘campo da gioco’ in cui si scatenano i piaceri forti del miliardario Christian Grey, dopo circa 45“. Lunghe attese, insomma. E il fantasma della noia che s’affaccia su più di qualche scena. La componente sadomaso abbonda, ovviamente, tuttavia la pellicola non riesce a restituire le stesse, bollenti atmosfere descritte nel libro. Le inquadrature poco indugiano sui dettagli, e in una vicenda simile sono proprio i dettagli a fare la differenza: anche un semplice fazzoletto, per esempio, può avere un ruolo determinante e significhi nascosti quanto pruriginosi. Se non viene mostrato (continua l’esempio) che gusto c’è? Certo, chi ha amato lo scritto saprà apprezzare anche la versione per il grande schermo. Non è un film cattivo, anzi. Ma da qui alla piena soddisfazione ce ne corre. E comunque stiamo parlando di Berlino. L’Italia è un’altra cosa, ha altri gusti, dunque è più prudente tacere almeno fino alla fine di questo weekend.
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