Perfidia è la seconda opera di Bonifacio Angius (Sassari, 1982) che l’ha visto impegnato alla cinepresa e alla sceneggiatura insieme a Fabio Bonfanti e Maria Accardi. Presentata al Festival di Locarno come unica pellicola italiana e giunta nelle sale dello Stivale lo scorso 22 gennaio, racconta una realtà italiana grigia e lontana dall’avere prospettive future.
La trama ruota attorno a Peppino (Mario Olivieri) il quale, scomparsa la moglie, si accorge di essere stato un padre assente e disinteressato. Il figlio Angelo (Stefano Deffenu), 35enne disoccupato, trascina i suoi giorni tutti uguali in un bar sognando una vita normale. Il padre, minato da una malattia, cerca di recuperare il tempo perso e spinge Angelo ad andare incontro alla vita che desidera. Ad aumentare il senso di esasperata solitudine un grigio e rigido inverno e le incessanti notizie di una crisi congiunturale che la radio descrive come un vicolo cieco.
Il film fa saggio uso di uno shock culturale, mostrando il lato meno sollecitato della Sardegna, isola che nell’immaginario collettivo è sinonimo di spensieratezza, estate e sole. Un altalenarsi narrativo che lascia sprazzi alla speranza di Angelo, ispirato da una giovane studentessa (Noemi Medas) che ha sul giovane lo stesso effetto che le muse hanno sui poeti e che poi precipita nella desolazione quando anche Peppino, attivo nella politica comunale, non riesce a trovare nessun impiego al figlio.
Tempo lento e sospeso, atmosfere plumbee ma mai depresse, il tessuto sociale isolato dal mare sono elementi essenziali per mostrare uno spaccato generazionale in cui i giovani, rappresentati da Angelo, rispondono allo sconforto con un pizzico di cinismo, sì, ma anche con tagliente ironia che ha il grande merito di tenere vivi ed esercitati i cervelli. Dialoghi e battute sono frizzanti e brillanti, ancora una volta nel pieno dello stile di Angius, regista e sceneggiatore mai banale che saprà diventare elemento importante per il cinema italiano.
(Foto by Facebook)
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