Si somigliano moltissimo, stessi occhi verdi e stesse labbra carnose. Sono madre e figlia, sono Courtney Love e Frances Bean. Sono la vedova e l’orfana di Kurt Cobain. E in realtà, Frances Bean ha anche molti tratti in comune con quell’angelo ribelle che era suo padre. Sorridenti ma forse un po’ sofferenti – perché certe ferite non guariscono mai del tutto – le due donne sono arrivate al Sundance Film Festival per l’anteprima del documentario Kurt Cobain: montage of heck.
Diretto da Brett Morgen e prodotto dalla stessa Frances Bean, il film arriva ventuno anni dopo la morte del frontman dei Nirvana, suicidatosi nel 1994 a soli 27 anni, l’anima e il corpo distrutto dall’abuso di eroina. E da una sensibilità eccessiva. Il titolo deriva dal “collage di suoni” realizzato da Kurt verso la fine degli anni Ottanta e si tratta del primo documentario ufficiale; comprende decine di canzoni dei Nirvana ma anche diverse performance e numerosi inediti originali di Cobain. E non finisce qua.
Perché altre immagini permettono di scoprire i contenuti dell’archivio privato di Cobain: filmati casalinghi finora mai visti, registrazioni finora mai ascoltate, disegni, fotografie, pagine di diario, demo, ricordi personali, di famiglia e testi di canzoni. Tanto materiale finora rimasto nell’ombra, o perlomeno non reso pubblico.
Morgen ha impiegato ben otto anni per portare a termine quest’opera ma è sicuro che “sarà il The Wall della nostra generazione“; di certo ha tutti i presupposti per fare scalpore e per imporsi sia sul grande che sul piccolo schermo. Molto apprezzabile la scelta di non trattare gli ultimi due giorni di vita dell’artista, ancora costellati di ombre e dubbi: per una volta si è scelto di non speculare sulla morte e sul dolore.
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