Il film “Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza” del regista svedese Roy Andersson (Göteborg, 1943), definito come non convenzionale, sarà nelle sale italiane dal 19 febbraio. I momenti elevati della vita, contrapposti e inesorabilmente legati a quelli più desolanti, così come l’ilarità e la tragicità sono affidati a Sam (Nisse Westblom) e Jonathan (Holger Andersson), coppia di venditori ambulanti che fanno da cicerone in un viaggio – cinematografico e metaforico – che rappresenta il destino dell’uomo e la sua fragilità.
La giuria del Festival di Venezia (presieduta da Alexandre Desplat e composta, tra gli altri, da Carlo Verdone e Tim Roth) gli ha assegnato il Leone d’oro dopo avere preso visione dei 20 film in concorso premiando l’umorismo a tratti cinico e l’ineffabile e sorda atrocità con cui la vita si interrompe: emblematica la scena in cui, nel film, un uomo viene stroncato da un infarto mentre apre una bottiglia di vino e la moglie, in cucina, ancora ignara continua a cucinare, richiamando sia il motto “la vita continua” sia il paradosso di Schrödinger. Il regista non ha mai fatto segreto di essersi fatto ispirare da opere letterarie e pittoriche, tra le quali la produzione di Hopper, Dix e Georg Scholz, maestri del realismo e del grottesco.
Distribuito da Lucky Red, è certamente un film capace di incontrare i favori della critica piuttosto che quelli del pubblico e la narrativa, fuori da ogni schema di linearità temporale, cerca di evidenziare come l’uomo sia sempre in balìa di cose che non può controllare. La ricerca estetica di Andersson, così distante dal senso comune che predilige trame e intrecci, fanno di questo film un’occasione per riflettere sull’esistenza vista come una commedia tragica raccontata in punta di dita da un narratore che sa giocare con le tinte più noir del surrealismo. Le 39 scene, riprese da una camere fissa, emulano altrettanti quadri che si animano per 101 minuti.
(Foto By Facebook)
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