E’ arrivato nelle sale italiane il 15 gennaio e nel giro di un weekend ha conquistato il terzo posto nella classifica del box office e la miglior media per schermo (4517): stiamo parlando de La teoria del tutto, biopic inglese diretto da James Marsh e dedicato al celebre fisico, astrofisico e cosmologo Stephen Hawking. Il ruolo principale è affidato a Eddie Redmayne, la sceneggiatura è tratta dalla biografia Verso l’infinito (Travelling to Infinity: My Life With Stephen) scritta da Jane Wilde Hawking, ex-moglie del genio in questione. Nel cast anche Felicity Jones, Eddie Redmayne, Charlie Cox, Emily Watson, David Thewlis, Harry Lloyd, Maxine Peake, Adam Godley, Simon McBurney, Charlotte Hope.
La teoria del tutto ha già vinto due Golden Globe: Miglior attore in un dramma a Redmayne e Miglior Colonna Sonora. Ha collezionato inoltre 5 nomination agli Oscar (Miglior film, attore protagonista a Eddie Redmayne, attrice protagonista a Felicity Jones, sceneggiatura non originale e colonna sonora) e sono in molti a ritenere che il buon Eddie abbia tutte le carte in regola per aggiudicarsi l’ambita statuina. Dopo tutto, è lui il fulcro del film.
La vicenda prende le mosse dalla prima metà degli anni Sessanta, per l’esattezza dal 1963. In quel di Cambridge, lo studente di cosmologia Stephen Hawking cerca in tutti i modi di trovare una spiegazione relativa all’universo e alla sua essenza. Dà l’anima agli studi, ma ciò non gli impedisce di incontrare la studentessa di lettere Jane Wilde, con cui presto nasce qualcosa di speciale e che diventerà sua moglie.
La genialità di Stephen intanto non sfugge ai suoi professori e tutto sembra andare per il verso giusto. Finché il ragazzo vede la propria vita improvvisamente spezzata dalla diagnosi di una malattia dei motoneuroni che gli compromette movimento e linguaggio, lasciandogli, secondo i primi referti, solo due anni di vita. Ebbene, Hawking è ancora vivo anche se le sue condizioni sono parecchio precarie. E’ vivo e ha lasciato un segno indelebile nella scienza mondiale e nel modo di percepire sia il tempo che l’universo stesso.
Il film, però, non cade nella trappola. Non punta tutto sulla malattia oppure sulle scoperte del genio (che, per quanto ammirevole, avrebbero potuto risultare noiose). No, il cuore pulsante è… Il cuore. Ovvero il legame con Jane, da cui ha divorziato negli anni Novanta ma che è stata una figura assolutamente fondamentale per un quarto di secolo. E’ un film di qualità, costruito su equilibri solidi, che però scivola nel finale. Gli ultimi minuti sono stati realizzati con l’intento di commuovere lo spettatore a qualsiasi costo. Anche a costo di sfociare nella retorica e nel prevedibile. Sì può perdonare. Sì, decisamente sì.
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