Niccolò Ammaniti, Francesca Archibugi, Roberto Cicutto, Umberto Contarello, Save-rio Costanzo, Nicola Giuliano, Filippo Gravino, Daniele Luchetti, Mario Martone, Andrea Molaioli, Antonio Monda, Enzo Monteleone, Gabriele Muccino, Domenico Procacci, Andrea Purgatori, Ludovica Rampoldi, Gabriele Salvatores, Paolo Sorrentino, Riccardo Tozzi, Paolo Virzì: questo gruppo di registi, scrittori e produttori ha deciso di scrivere una lettera per prendere posizione contro l’ipotesi di vietare l’uso di sigarette nei film e nelle fiction. Un’ipotesi che potrebbe presto concretizzarsi grazie alla stretta sul fumo annunciata dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
“DA QUALCHE settimana – si legge nella lettera riportata dal quotidiano Le Repubblic – circola un’idea che non sapremmo ancora se definire una proposta normativa, a quanto pare nata da un gruppo di oncologi insieme al Codacons, e ripresa dal Ministro Lorenzin, che auspicherebbe di controllare, limitare o addirittura vietare l’uso del fumo delle sigarette dei personaggi dei film italiani. Per onestà va aggiunto anche che questa ipotesi, questo provvedimento paventato, viene associato ad una serie di altri legittimi interventi indirizzati a contenere il danno del fumo negli spazi fisici: litorali, spiagge, auto con bambini a bordo“. I registi sentono il bisogno di esternare tutto il loro stupore e la loro preoccupazione; temono che “la possibilità di raccontare la vita delle persone nei film” venga limitata “in modo davvero ridicolo” dalla norma in questione.
Non vogliono entrare nel merito, non vogliono prendere in giro “chi ritiene vi sia un nesso causale tra i comportamenti reali e le suggestioni letterarie e cinematografiche” (evidentemente loro non sono della stessa idea). Non vogliono neppure elencare le “opere immortali che hanno contribuito a formare il sentimento della vita delle persone proprio per la loro capacità e potenza di evocare qualcosa della natura umana e delle sue imperfezioni”. Vogliono invece far presente che se tale iniziativa diventerà disegno di legge, saranno chiamate in causa questioni molto complesse. Questioni legate anche alla libertà di espressione: “Il cinema, la letteratura, l’espressione artistica in generale non rispondono e non dovrebbero mai rispondere ad alcun indirizzo, anche il più onorevole, il più giusto, il più sano, il più edificante“.
Il cinema o la letteratura, continuano i registi autori dell’appello, non devono ammaestrare e neppure dare consigli: “Non chiedete ad un macellaio il sedano, perché vi verrà indicato un fruttivendolo. Al cinema e alla parola scritta, si dovrebbe chiedere ed esigere altro, soprattutto di raccontare la gioia, il dolore, la grandezza, la pochezza ed il mistero di cui siamo fatti. E se per fare questo al nostro meglio sentiremo la necessità di inondare lo schermo di nuvole di fumo, come di altre cose in fondo molto più disdicevoli, continueremo a farlo, perché questo è il nostro lavoro“. Pregano dunque i politici di occuparsi “della salute pubblica e di una vita più decente, avanzando proposte e soluzioni entro i limiti di uno Stato che non si incaponisca in modo tragicomico a contare la frequenza delle accensioni e delle aspirazioni di una sigaretta in un film, in un libro, in un fumetto, in un’affissione stradale“. Sarà accolta la loro preghiera?
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