Debutta oggi, 7 gennaio, e si conclude domani su Dmax la miniserie Houdini dedicata all’illusionista e attore americano che divenne celebre soprattutto per le sue fughe impossibili. L’onore e l’onere di interpretarlo è affidato al premio Oscar Adrien Brody e quelli di Dmax definiscono questi due appuntamenti come un evento. Perché è la prima fiction trasmessa da questo canale e perché – assicurano – la qualità della produzione è molto alta.
Houdini propone un’accurata ricostruzione relativa sia alle atmosfere dell’epoca che ai fatti: il mago nacque a Budapest il 24 marzo 1874 e morì a Detroit il 31 ottobre 1926, la sua fu una vita a dir poco avventurosa scandita dalla voglia di fuggire da tutto. Anche dalla morte. Sapeva liberarsi da manette, catene, corde e camicie di forza, spesso penzolando da una corda. Nel 1913 presentò il suo numero più famoso, la cella della tortura cinese dell’acqua: stava sospeso a testa in giù in una cassa di vetro e acciaio piena d’acqua e chiusa a chiave.
Brody riproporrà le sue performance più d’effetto e la curiosità – ammettiamolo – è notevole: come se la caverà? Durante le riprese ha rifiutato l’intervento di uno stuntman; è davvero lui a nuotare, immergersi, appendersi, cavalcare. Dall’infanzia fino all’arrivo a Wisconsin, dalle primissime esibizioni nei sobborghi di New York alla fama mondiale, questa miniserie ricostruisce l’intera parabola del mago. Che morì di peritonite, in seguito alla rottura dell’appendice, all’età di cinquantadue anni. Solo due settimane prima era stato colpito all’addome da uno studente di boxe della McGill University a Montreal, che andò a trovarlo nel camerino e volle testare la forza dei suoi leggendari addominali. Colto di sorpresa, però, Houdini non fece in tempo a difendersi e parare il colpo. Secondo alcuni, però, la sua morte fu causata da un avvelenamento.
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