Ouija: è questo il nome della tavoletta su cui sono disegnate tutte le lettere dell’alfabeto, i numeri da 0 a 9 e altri simboli, utilizzata per le sedute spiritiche. Per parlare con gli spiriti (anime dei morti, demoni ed entità di vario tipo) e capire le loro risposte. Ed è questo il titolo del primo horror targato 2015, che arriva nelle sale italiane il prossimo 8 gennaio. Si tratta del debutto alla regia dell’esperto in effetti speciali Stiles White, che nel suo curriculum ha note e apprezzate pellicole come Il sesto senso, Relic e Intervista con il vampiro. Voleva alzare il tiro e fare una nuova esperienza, White. Ambizione più che legittima. Si è ispirato ad alcuni classici e alcuni titoli più recenti ma di successo fra cui L’evocazione e Sinister, ha messo sul piatto i cliché di questo genere ma, proprio per questo, il risultato manca di originalità.
E’ la storia di un gruppo di ragazzi: una di loro, una loro amica si è suicidata e dunque decidono di contattarla – appunto – tramite una tavola Ouija. A rispondere non sarà però la giovane, bensì un’anima tormentata e maligna che supererà il confine per portare morte e terrore nel mondo dei vivi. Una trama un po’ scontata, dunque. Ma c’era comunque la possibilità di recuperare con il ritmo, il racconto, la caratterizzazione dei personaggi; e l’inizio sembra pure promettere bene, trasmette la sensazione che lo sviluppo degli eventi possa coinvolgere parecchio lo spettatore. A un certo punto la curiosità si avverte, si fa viva. L’attesa preme. Però poi entra in gioco l’entità cattiva e il tutto diventa piuttosto prevedibile. Smorto, per giocare un po’ con le parole.
Insomma, la paura è davvero minima. Forse i giovanissimi e gli ipersensibili possono apprezzare, ma i cultori dell’horror non molto. Bisogna però dire che la protagonista Olivia Cooke è brava. Sì, se la cava bene, anche se il regista non ha saputo valorizzare fino in fondo le sue capacità.