Era dal 2011, ovvero dalle infelici battute su Hitler e gli ebrei e dal conseguente allontanamento dal Festival di Cannes in quanto “persona non gradita“, che Lars Von Trier non parlava con la stampa e i media in generale. Un lungo silenzio che ha deciso di rompere adesso, concedendo un’intervista al giornale Politikien in cui si mette a nudo con estrema schiettezza.
Il 58enne controverso regista danese si sta disintossicando dalle droghe e sta anche frequentando gli Alcolisti anonimi; un cammino faticoso che, secondo lui, gioverà alla sua salute ma non alla sua arte. Sì, perché ha bisogno di entrare in un “mondo parallelo” per creare. “Non so – ha spiegato Von Trier – se riuscirò a fare altri film e questo mi preoccupa“.
“Non c’è un’espressione artistica di qualche valore – ha continuato – che sia mai stata prodotta da ex alcolisti o da ex tossicodipendenti“. E ancora: “A chi interesserebbe qualcosa creato dai Rolling Stones senza alcol o da Jimi Hendrix senza eroina? Certo è che non posso raccomandare ad altri di fare altrettanto. E’ molto pericolo e stupido“. Von Trier ha ammesso di essere caduto nella spirale dell’alcol per girare Le onde del destino nel 1996 e di aver bevuto da allora una bottiglia di vodka al giorno come “droga euforizzante“. Poi ha raccontato che per scrivere Dogville impiegò appena 12 giorni “grazie” all’effetto delle sostanze stupefacenti mentre per Nymphomaniac, che ha preso vita mentre era già in fase di disintossicazione, c’è voluto un anno.
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