Esce oggi, giovedì 27 novembre, I Vichinghi, nuovo film di Claudio Fäh, scritto da lui stesso insieme a Bastian Zach, Matthias Bauer e Adrian Jencik, e che vede nel cast Tom Hopper, James Norton, Ryan Kwanten, Ed Skrein, Charlie Murphy, Tom Hopper, Leo Gregory, Anatole Taubman, Ken Duken, Johan Hegg, Nic Rasenti e Danny Keogh. La storia è ambientata nel nono secolo dopo Cristo: Asborn (Hopper) è un giovane capo di un gruppo di predoni che salpa dalla Bretagna (anche se le riprese sono state fatte interamente in Sudafrica per otto settimane) per saccheggiare l’isola di Lindisfarne del suo oro. Una tempesta violenta però distrugge la loro imbarcazione vicino alla Scozia, lasciando così i vichinghi intrappolati proprio nel territorio nemico.
Per sopravvivere dovrebbero raggiungere la roccaforte di Danelage. Il viaggio diventa però una corsa contro il tempo per colpa dei mercenari più temuti, mandati sulle loro tracce dal re Dunchaid (Keogh). E’ una lotta incredibile che vede come protagonisti “eroi e crudeli antagonisti dall’anima autentica”. Non si tratta di una rivisitazione dei film omonimi rispettivamente del 1928 (diretto da R. William Neill) e del 1958 (Richard Fleischer), ma di un progetto unico di Fah che però non convince pienamente. Il problema più grande sta proprio nei personaggi, le cui storie non vengono descritte nel particolare, lasciando un senso d’incompiuto. In questo modo non riescono ad appassionare lo spettatore e rischiano di risultare noiosi. Con dei protagonisti che stentano a decollare, anche la narrazione ne risente.
E così sembra che l’azione sia davvero poca in una pellicola che al contrario si dovrebbe basare solo su quello. Le vicende personali dei personaggi s’intrecciano alla faida tra i due gruppi, ma in nessuno di questi casi c’è un approfondimento vero e proprio. Si tratta di un progetto sicuramente ambizioso (con molti effetti speciali), ma le situazioni improbabili che accadono nel corso della vicenda ed i caratteri deboli dei protagonisti non hanno aiutato di certo nella buona riuscita della pellicola. Un film senza troppe pretese.
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