“A partire da oggi ogni fornitura di armi ad uso scenico si ferma, e con essa si fermano tutti i set cinematografici e di fiction d’azione. Le perdite economico/produttive che ne deriveranno al settore si annunciano ingenti. Gli sforzi delle Film Commission, e le finalità delle politiche di incentivazione, volte ad attrarre sul territorio del nostro Paese le produzioni cine audiovisive d’azione, saranno vanificate“: comincia così l‘amaro comunicato diffuso da Anica e Apt e relativo alla legge che regolamenta la detenzione e l’uso delle armi a uso scenico, che ne stabilisce i requisiti tecnici e che indica le procedure per il relativo riconoscimento, “ma con norme tecnicamente opinabili – continua la nota – oggettivamente inapplicabili e per di più con termini di attuazione perentori” giunti a scadenza lo scorso 7 novembre. L’Associazione nazionale delle industrie cinematografiche e da quella dei produttori televisivi lancia l’allarme, dunque, e chiede una tempestiva modifica della legga in questione.
Qualcuno, come Pietro Valsecchi della Taodue – società che produce molte fiction poliziesche compresa Squadra antimafia, in cui l’uso di armi è basilare- si è mosso per tempo e ha già girato il numero di scene d’azione necessarie per i suoi prodotti dei prossimi mesi, ma ciò non toglie che la preoccupazione sia notevole: “Se la situazione non si risolverà – dice lo stesso Valsecchi – sarò costretto ad andare all’estero“.
Ma dove sta il nodo del problema? Presto detto: affinché i risultati siano il più possibile realistici, finora sono state utilizzate armi vere modifiche dalle aziende produttrici che certificavano che gli spari sarebbero stati a salve. La modifica alla legge renderebbe impossibile tale certificazione e da qui al blocco totale il passo è brevissimo. “Al momento – si legge ancora nel comunicato – siamo arrivati solo alla mera stesura, da parte dei competenti Dicasteri, di un testo contenente la proroga dei termini, ma fermo da un mese nel suo iter promulgativo. Risultato: stop alle attività, stop allo sviluppo, stop all’occupazione, stop alla competitività“. Ad andarci di mezzo non sono soltanto i prodotti totalmente italiani, ma anche eventuali progetti internazionali: il prossimo febbraio, per esempio, Cinecittà dovrebbe ospitare alcune riprese del nuovo film di 007, ma è chiaro che tutto rischia di saltare.
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