Cinque amici si ritrovano su un tetto all’Avana: hanno circa cinquant’anni e festeggiano il ritorno di uno di loro, Armando dopo quindici anni di esilio. Si confidano, bevono, fumano, cercando di recuperare il tempo perduto. Un “Il grande freddo” in salsa cubana, diretto magistralmente da Laurent Cantent, Palma d’Oro a Cannes nel 2008 per “la Classe” che si propone di ritrarre una Cuba post rivoluzione, una nazione dagli ideali delusi.
UNA FOLLE PASSIONE, RECENSIONE
La sceneggiatura è scritta insieme a Leonardo Padura, romanziere cubano che ama raccontare la sua nazione e le aspettative del suo popolo: perché Armando si è autoesiliato in Spagna? Perchè non è tornato neanche per la morte della moglie? Domande, canzoni che rievocano ricordi, malinconia. “La scena culturale dell’Avana è molto circoscritta, Leonardo conosce bene tutti gli attori del film e nei suoi romanzi parla di questa generazione perduta, nata tra gli anni ’50 e ’60 sotto la Rivoluzione, che ha creduto ciecamente e impegnato la propria vita alla causa. Tania, Teddy, Rafa, Amadeo e Aldo sono emblematici di quella generazione, ma abbiamo scritto il film perché non fosse solo una storia cubana, ma condivisibile da chiunque abbia lottato per un ideale forte e poi ne abbia sperimentato la delusione“, ha detto Cantent.
Affascinato dall’isola, il regista vuole troncare la visione romantica che molte persone hanno di Cuba e lo fa affidando la scena a cinque attori locali, bravissimi a tenere la scena e a non far annoiare lo spettatore, nonostante manchino cambi di scena e i dialoghi siano soprattutto un flusso di ricordi, senza particolare azione. Un film da non perdere per cullarsi nella nostalgia e capire, davvero, i tempi passati.
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