“Sarà un film comico con la giusta dose di cattiveria“: questa l’unica anticipazione ottenuta da Massimiliano Bruno circa il suo nuovo film, durante un’intervista rilasciata a Velvet Cinema lo scorso febbraio. Allora mancava poco al primo ciak, il cast non era neppure completato e giustamente non si poteva parlare troppo. Il tempo è trascorso, le riprese sono giunte al termine e lo stesso dicasi per la fase di montaggio. Così, Confusi e felici adesso è pronto per approdare nelle sale e fronteggiare la sfida la botteghino: dal prossimo 30 ottobre, ben 450 copie saranno sparse lungo tutto lo Stivale. E’ una commedia, sì. Fa ridere, sì. Scorre con leggerezza in una Roma presente ma non invadente. Ma in effetti c’è la giusta dose di cattiveria, quella che spesso si nasconde dietro un dolore o una frustrazione ed emerge sotto forma di attacco gratuito. Quella che fa saltare gli equilibri, ché poi ricostruirli è dura. La cattiveria con cui lo psicoanalista Marcello, che ha il volto di Claudio Bisio, più d’una volta tratta i suoi pazienti. Perché da un giorno all’altro scopre di essere destinato a perdere la vista e da una parte cade vittima della depressione, dall’altra tira fuori una ferocia che diventa valvola di sfogo. Però succede una cosa. Succede che quegli equilibri saltati si traducono in un ribaltamento di ruoli, e allora quegli stessi pazienti bisognosi di aiuto diventano – in qualche modo – a loro volta terapeuti. E aiutano Marcello a tirare il fatidico calcio di rigore, che nel sogno proprio non gli veniva di farlo. Non è da questi particolari che si giudica un buon giocatore, canta il buon De Gregori. E invece Bruno, che firma anche la sceneggiatura insieme a Edoardo Falcone, la pensa diversamente. Il calcio di rigore, qua, è fondamentale. Tutti ne hanno almeno uno da tirare.
Lo deve tirare Nazareno, alias l’ottimo Marco Giallini, che fa lo spacciatore e mai avrebbe pensato di ritrovarsi padre all’improvviso e invece succede proprio questo. Che fare, lavarsene le mani oppure no, restare al fianco dell’affascinante creatura che ha le sembianze di Kelly Palacios? Devono tirarlo Enrico e Betta, interpretati da Caterina Guzzanti e Pietro Sermonti, che stanno insieme da una vita ma sembrano sul punto di affogare in una crisi senza rimedio: lei ha perso le speranza di avere una vita – anche sessuale – normale (dotto’, l’abbiamo perso da due anni… Ciaone proprio!!), lui non stacca gli occhi da chat e tablet. E poi c’è Paola Minaccioni, che avevamo lasciato nei panni di una bizzarra malata di tumore in Allacciate le cinture e che qua ritroviamo in quelli della ninfomane Vitaliana (nomen omen), che in realtà non è affamata di capezzoli e di amplessi ma semplicemente… D’amore. Anche per lei un rigore da tirare. E anche per Pasquale (lo stesso Bruno), vergine di quarant’anni che vive ancora sotto l’ala materna. E lui il suo calcio lo darà in una scena che ricorda un po’ il Mago di Oz e ha il sapore di fiaba. Un po’ defilato, ma non per questo privo di carattere e caratteristiche, il personaggio di Rocco Papaleo: Michelangelo, telecronista tradito dalla moglie con un tedesco – ma è davvero tedesco – e assetato di vendetta.
CONFUSI E FELICI, IL TRAILER: GUARDA
Sono loro, i “malati”. Una sorta di moderna e felliniana comitiva tenuta a bada dall’unica “normale” ovvero Silvia/Anna Foglietta, la segretaria di Marcello/Bisio, che fin dall’inizio – nonostante l’anima stropicciata da una perdita prematura – si oppone alla sua decisione di lasciare il lavoro. Confusi e felici fa ridere. Propone qualche cattiveria. E riesce pure a commuovere. Perché si sentono i cuori, perché è un film sul ribaltamento, sulla metafore del viaggio (Foglietta dixit), sulle crisi della società di oggi. Sulla solitudine, anche. Ma prima di tutto è un film sull’amicizia. Se c’è qualcuno che fa il tifo per te, se ne senti il calore… Beh, quel calcio lo tiri molto più facilmente. Nelle sale dal 30 ottobre.
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