Hanno chiuso il Festival del film di Roma con la loro allegria contagiosa e un’irriverenza che riesce sempre a strappare risate, e le risate le hanno strappate anche con loro film: Andiamo a quel paese. Un titolo che è tutto un programma, fra metafora e senso letterale. I due comici siciliani hanno scelto di puntare sulla più classica commedia all’italiana, quella fatta sì di gag, ma anche di satira sociale; quella che racconta con un pizzico di cinismo e disillusione le problematiche quotidiane che riguardano – in fondo e meno in fondo – proprio tutti. Allora ecco che viene omaggiato Alberto Sordi, coi suoi personaggi che tentano di tenersi a galla con qualche imbroglio qua e là, ma che sono tutt’altro che cattivi; e vengono in mente Enrico Montesano, Gigi Proietti e soprattutto Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Sì, perché la trama ruota intorno a due amici un po’ svitati ma volenterosi, Salvo e Valentino, che afflitti dalla disoccupazione decidono di lasciare la grande città per far ritorno al paesello siciliano in cui affondano le loro origini. Un modo per abbattere le spese, la speranza di potersi arrangiare in qualche modo.
Lì per lì l’impatto è duro e non corrisponde affatto alle aspettative: Salvo e Valentino si rendono conto che quel luogo, ormai, è abitato quasi esclusivamente da persone anziane. Gira che ti rigira, decidono di trasformare la loro casa in un ospizio e campare con le pensioni dei loro ospiti: quando si dice fare di necessità virtù. La trama è costellata dai cliché di genere, dunque non manca la figura del brigadiere napoletano (Francesco Paolantoni) a dir poco maldestro, del barbiere pettegolo (Nino Frassica), del potente politico locale a cui chiedere raccomandazioni, del prete che rappresenta un punto di riferimento per l’intera comunità. La materia non è nuova e non ha la pretesa di esserlo; l’intreccio è però costruito con sapienza ed entusiasmo, scorre bene, l’obiettivo – far ridere – è raggiunto più volte. L’impresa di arrivare a fine mese, perché ormai d’impresa si tratta per molti italiani, per una volta non è un macigno sullo stomaco. E per una volta non è un’insidia la consapevolezza che sarà dura avere una pensione. Ficarra e Picone regalano un po’ d’ossigeno con la loro capacità di sdrammatizzare e si fanno simbolo del più rassicurante cinema d’intrattenimento.
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Ma guai a sottovalutare le loro capacità tecniche, eh. Perché questi due la macchina da presa sanno usarla e anche bene, tenendo le giuste distanze e incalzando al momento del bisogno. C’è da scommetterci: questo film, che uscirà il prossimo 6 novembre e nel cast comprende anche Mariano Rigillo e Fatima Trotta, attirerà un bel po’ di persone nelle sale. Persone che usciranno soddisfatte.
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