E’ arrivato al Festival Internazionale del Film di Roma col suo fascino immutato, i suoi quasi sessant’anni che sembrano al massimo cinquanta, la sua aria serena e rasserenante. Kevin Costner è stato l’ultimo divo hollywoodiano a percorrere quel red carpet e l’ha fatto per presentare il film Black and White di Mike Blinder, il cui titolo già dice tanto. Lui interpreta un avvocato che improvvisamente si trova a fare i conti con la scomparsa dalla moglie, a causa di un brutto incidente stradale. A rendere la situazione ancora più delicata, la presenza della nipotina di appena sette anni, a sua volta diventata orfana di madre (madre di parto) e abbandonata dal padre afroamericano, drogato e spacciatore.
Non avere più accanto la donna della sua vita e fare da nonno-padre, senza avere la minima esperienza, getta l’uomo in profonda crisi e lo spinge anche sulla strada dell’alcolismo. Come se non bastasse, c’è da fare i conti con la parte “nera” della famiglia della piccola e soprattutto con la nonna Wee Wee (Octavia Spencer), decisa a ottenere l’affidamento. Con la battaglia legale che ne consegue.
Nessuna mayor di Hollywood, fa sapere Costner, voleva produrre questo film. E allora l’ha prodotto lui stesso insieme alla figlia 28enne Lily (lui ne ha sette in tutto, di figli) “perché sono convinto – ha spiegato – che questa pellicola non solo andasse fatta per tornare a parlare di razzismo, ma che abbia un buon potenziale commerciale. Non è detto che solo i blockbuster sono destinati ad incassare: dalla mia esperienza di attore, i film che hanno fatto meglio al botteghino sono stati quelli a minor budget. Pensate che Balla coi lupi è costato 16milioni di dollari e ne ha incassati 500!“.
Black and White non è un capolavoro e non ha neppure la pretesa di esserlo. Però punta i riflettori su un tema ormai troppo spesso relegato in secondo piano, e già questo è un gran merito. Nessuno dei personaggi viene assolto, la commozione e la tenerezza sono soltanto frutto dell’intreccio e non di un pathos ben manipolato. Costner veste i panni di un uomo forte e debole allo stesso tempo, che è in età matura ma ancora si trova a fronteggiare qualcosa più grande di lui. E poiché non è un eroe, alla fine di ogni battaglia si lascia sedurre dalla bottiglie. Certo, più di qualche passaggio è prevedibile e/o un po’ banale, tuttavia nel complesso si tratta di un film piacevole. Uno di quei film che permettono di uscire dal cinema con una migliore predisposizione verso il resto del mondo…
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