“Voi siete il sale della terra – disse Gesù dice ai suoi discepoli – Voi siete la luce del mondo!“. E quell’espressione, Il sale della terra, è stata scelta da Wim Wenders come titolo del suo documentario dedicato al brasiliano Sebastiao Salgado, classe 1944, fotografo tra i più apprezzati al mondo. Dietro la macchina da presa, con lui, c’è Juliano Ribeiro Salgado ovvero il figlio di Sebastiao: presenta fondamentale per ricostruire e sintetizzare i fatti nel modo più efficace – e corretto – possibile.
Il regista tedesco, che ha già segnato la storia del cinema mondiale con pellicole come Il Cielo sopra Berlino, Texas e Buena Vista Social Club, ha scoperto la propria passione per Salgado acquistando due sue fotografie e ha dunque deciso di girare un film su di lui per capirlo meglio. Fino in fondo. Con l’aiuto del figlio, appunto. E’ nata così un’opera basata su parole e immagini. Immagini che sono lo specchio di un’anima ma anche di un secolo, il Novecento. Avrebbe dovuto lavorare in banca, Salgado. La strada era già fatta. Invece s’è ritrovato con una macchina fotografica fra le mani e ha scelto un cammino completamente diverso. Più rischioso, più coraggioso, più ricco e appassionante.
Ha visitato oltre 100 Paesi documentando la presenza umana nelle sue forme più crude e significative: e allora ecco il genocidio in Rwanda, ecco l’infinità delle migrazioni, ecco la fame che uccide i bambini, ecco le catastrofi naturali, lo scoppio dei pozzi di petrolio in Kuwait e il lavoro forsennato dei pompieri. Ma ecco anche le note di bellezza, la bellezza di Madre Natura e dei suoi figli. Wenders conferma il suo incredibile talento catturando lo spettatore, lasciandolo quasi senza fiato, ponendolo dinanzi all’orrore mescolato alla speranza, alle ombre che sono anche luce.
Wenders è mosso da sconfinata passione, Salgado anche. Da un simile connubio non poteva che nascere qualcosa di meravigliosamente forte. Il sale della terra è stato presentato al Festival Internazionale del Film di Roma e arriva nelle sale nostrane proprio oggi, 23 ottobre. Non è qualcosa per tutti, non è qualcosa di leggero. Ma è qualcosa che sa ipnotizzare e lasciare il segno. Un’esperienza che vale la pena vivere, nonostante qualche pugno nello stomaco.
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