#3GrazieAlGiorno: è l’hashtag ideato da Michela Andreozzi e lanciato lungo le strade del web. Una sorta di ricetta per raggiungere il benessere mentale e spirituale, una buona abitudine che dovrebbe essere doverosa, il suo modo di cominciare la giornata. Di solito la giornata comincia al contrario, cioè pensando alle incombenze, agli impegni e alle rogne che c’aspettano; invece Michela si sveglia la mattina e “penso a tre cose per cui essere grata. Tre cose anche semplici. E’ anche così che si coltiva l’arte del buonumore, è così che il buonumore può diventare contagioso“. Michela Andreozzi, professione camaleonte. O, se vogliamo essere più precisi, professione attrice, sceneggiatrice, regista, conduttrice. In pochi sanno che, dopo la laurea in Lettere e Filosofia, si è diplomata in sceneggiatura televisiva alla Scuola Holden di Torino e poi ha lavorato nelle redazioni di Domenica In e Non è la Rai (ebbene sì, era sua la voce di molte ragazze del cast, era lei a incidere tante fra le canzoni che poi venivano eseguite in playback). Terminata quell’esperienza, la Andreozzi ha preso piena coscienza della sua capacità di far ridere la gente e creato con Francesca Zanni il duo comico Gretel & Gretel, apparso in varie trasmissioni fra cui Zelig – Facciamo Cabaret e Quelli che il calcio. Dopo la conduzione del programma Bigodini, il sodalizio è terminato e Michela ha continuato da solita il suo cammino artistico. Ancora tv, e radio, e fiction. Nel frattempo la sua penna ha continuato a riempire fogli e la sua mente a partorire gag, immagini, personaggi. Allora ecco venire al mondo Azzurra Doffi Bolazzi, la presidentessa dell’Associazione naturalmente belle che calcava il palcoscenico di Colorado Cafè con il volto paralizzato dal botox e ancora ci chiediamo come caspita faccia a parlare tenendo denti e labbra immobili. Mah.
Tv, radio, fiction, dicevamo. Ma la camaleontica Michela non si saziava e non si sazia mai. Prendiamo il teatro, per esempio. I suoi primi spettacoli risalgono alla fine degli Anni Novanta, l’ultimo in ordine di tempo è di questo 2014 e tanti altri – c’è da scommetterci – verranno. Il grande schermo è un’incursione sempre più frequente, dopo aver interpretato la moglie di Rocco Papaleo in Basilicata coast to coast è stata ingaggiata da Massimiliano Bruno per un ruolo in Nessuno mi può giudicare, da Fausto Brizzi per Com’è bello far l’amore, da Leonardo Pieraccioni per Finalmente la felicità. E’ nel cast di Stai lontana da me di Alessio Maria Federici, Fuga di cervelli di Paolo Ruffini, Tutta colpa di Freud di Paolo Genovese, Ti sposo ma non troppo di Gabriele Pignotta, Fratelli unici di Federici (in uscita il 2 ottobre), Torno indietro e cambio la mia vita di Carlo Vanzina.
In questo periodo Michela si sta cimentando con una sfida che le faceva parecchio gola: è fra i concorrenti di Tale e quale show, apprezzato programma condotto da Carlo Conti su Raiuno nel quale alcuni personaggi noti si esibiscono a colpi di ugola e travestimenti, imitando uomini e donne che hanno segnato la storia della musica italiana. Nelle prime due puntate Michela ha vestito i panni di Barbra Streisand e Antonella Ruggiero e la sua ferma intenzione è quella di scalare la classifica.
Come hai reagito quando ti hanno proposto di partecipare a questo programma?
… Ma non me l’hanno proposto! Ho fatto un regolare provino, proprio come nelle migliori famiglie (ride, ndr)! Sono andata nella mia agenzia, l’agenzia che mi segue da sempre, e mi sono confrontata con loro. Mi è sempre piaciuto questo programma, la mia è stata un’idea non dettata da chissà quale strategia ma da una gioia pura. Il provino è cominciato in sordina, questo devo dirlo, la situazione non era delle migliori. Però poi sono riuscita a catturare l’attenzione e già quella è stata una soddisfazione.
Se penso a te, come prima cosa mi viene in mente il sorriso. La tua è l’immagine di una donna sorridente e positiva: ma sei così davvero, sempre, anche nella vita privata?
E certo, io sono proprio così! Mi sveglio la mattina e sorrido. Cerco di sorridere anche nei momenti più difficili. C’è un antico proverbio cinese che più o meno dice “non bisogna essere felici per sorridere, ma sorridere per raggiungere la felicità“. Ecco, io la penso così.
La mia domanda nasceva dal fatto che nel mondo dello spettacolo spesso ci si mostra in modo completamente diverso da come si è in realtà…
Sì, è vero, ma questo può avere anche un senso positivo. Prendi Valerio Scanu, per esempio (anche lui concorrente di Tale e quale show, ndr): ha l’immagine di un provocatore, di un ragazzo che non le manda a dire, che solleva anche i polveroni e non si tira indietro. Ma Valerio è anche un ragazzo estremamente simpatico, dolce. Generoso con tutti.
Di recente hai recitato in Pane e Burlesque di Manuela Tempesta e adesso sei a Tale e quale show: è un periodo in cui ti piace particolarmente travestirti?
Beh, il mestiere dell’attore consiste sempre in un travestimento. Per quanto un personaggio possa assomigliarti, comunque devi indossare una maschera. E poi… E poi su, il travestimento è il gioco più bello del mondo!
In molti ignorano quanto sia variegato il tuo percorso professionale e ti identificano soltanto come un’attrice…
Ho fatto tante cose fin dall’università, perché mi piacevano davvero. E poi c’è da dire che qualunque attore americano, o quasi, scrive e dirige. Stessa cosa vale per la Francia e altri Paesi; l’Italia, in questo senso, è un’eccezione. E l’eccezione spesso passa pure inosservata, in pochi sanno per esempio che Giovanni Veronesi e Leonardo Pieraccioni collaborano nella stesura delle sceneggiature, che Pieraccioni ha contribuito a scrivere il soggetto del film di Paolo Genovese (Tutta colpa di Freud, ndr) e via dicendo. E’ una sorta di lavoro nascosto che, comunque, si fa. Per quanto mi riguarda, io cerco di fare le cose che amo. Per esempio collaborerò alla sceneggiatura del prossimo film di Federici e non so ancora se farò parte del cast.
Se dovessi sceglie fra un bellissimo ruolo comico e un bellissimo ruolo drammatico?
Non lo so, davvero. Visto che ho la comicità nel dna, potrei dirti che non mi lascerei scappare la possibilità di indossare la maschera da Pierrot almeno una volta. Ma non lo so. Mi affiderei alla sorte.
Hai da poco finito di dirigere il tuo primo cortometraggio, Dietro un grande uomo, interpretato da Luca Argentero, Giorgia Cardaci e Giorgia Wurth.
Sì, adesso stiamo aspettando di sapere se andrà al Festival di Torino… E’ una riflessione sul mondo del lavoro e delle donne, nata da un episodio che mi riguarda in prima persona. Ero andata a un appuntamento di lavoro con un collega per discutere di un progetto e, una volta là, ho notato che gli interlocutori si rivolgevano principalmente a lui anche se l’idea era mia. Essere donne, purtroppo, ancora significa dover camminare un passo indietro rispetto agli uomini.
Argentero ha accettato subito?
Sì, gliel’ho proposto mentre giravamo Fratelli unici. Ha letto la sceneggiatura e accettato subito. Arrivava primo sul set e se ne andava per ultimo, ha una memoria incredibile, si è fatto un bagno d’umiltà e mi ha trattato manco fossi la Wertmüller. Luca è adorabile, non ha un difetto. L’ho ribaltato per trovargliene uno, ma niente. E’ quasi fastidioso!
In Fratelli unici reciti con Argentero e con Raoul Bova. No, dico: ti rendi conto di quanto sarai invidiata dalle donne italiane?
Non solo recito… Con Luca ho pure pesantemente pomiciato (ride, ndr)!! E il tutto è avvenuto sotto gli occhi del mio compagno che mi diceva “E quando ti ricapita?”.
Insomma sembra che tu preferisca Argentero a Bova…
No, più che altro è che con Argentero ho avuto modo di approfondire… Quando approfondirò anche con Bova, ti farò sapere!
Scherzi a parte: sei una donna serena. E non metto il punto interrogativo.
Sì. Come ti dicevo prima, cerco di essere contenta a priori. E ho sempre tenuti durissimo, anche nei momenti più bui relativi sia alla vita privata che professionale. Sono contenta di aver resistito, allora. E adesso che le cose vanno meglio, me la godo perché altrimenti sarebbe uno spreco. Faccio una vita semplice: vado a fare la spesa, esco col mio compagno, vedo gli amici. Cose così, comuni a tutti. E forse piaccio anche per questo. Per la mia normalità.
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