E’ arrivato al Lido con la testa rasata e tatuata, perché così richiede il copione di Zeroville, sulla Hollywood degli anni Sessanta, le cui riprese sono in corso; è stato accolto da una folla di fan in delirio e lì, sul red carpet, ha girato e interpretato una sequenza proprio del suo nuovo film. Poi James Franco, ultima star di quest’edizione della Mostra del cinema di Venezia, ha ritirato il premio Jaeger LeCoultre nella Sala Grande e presentato fuori concorso la sua ultima fatica da regista, L’urlo e il furore (The Sound and the Fury), adattamento dell’omonimo romanzo di Faulkner. Storia ambientata nel Sud del primo Novecento, incentrata su una grande famiglia ormai in decadenza e narrata dai tre figli fra cui Benjy, quello ritardato, che ha le sembianze di Franco.
L’urlo e il furore è la seconda pellicola ispirata dallo scrittore americano dopo As I lay dying: “sono i miei libri preferiti – ha detto il vulcanico Franco – classici americani, li amo da sempre. The Sound and the Fury è stato scritto 80 anni fa ma è estremamente contemporaneo e con sentimenti contemporanei“. Poi ha continuato, un fiume in piena coma al solito: “Recito da quasi 20 anni e dirigo da 10. A scuola di cinema mi sono reso conto che per lavoro avrei recitato in film orrendi, da Oscar o di cassetta e ho conosciuto tutte queste situazioni, ma c’è un momento in cui ti rendi conto che solo diventando regista puoi fare il film che avresti voluto. E ho aspettato anni che qualcuno mi offrisse di fare L’urlo e la furia alla fine ho capito che mi dovevo dare una scossa io“. Si considerato soddisfatto del risultato finale. Ci crede tanto, tantissimo. E intanto continua il suo perenne movimento e si diverte a stupire. Ancora e ancora.
Ha stupito anche con quelle scene di Zeroville – tratto invece dal romanzo di Steve Erickson – realizzate alla Biennale. Persino il timido e composto direttore della Mostra Alberto Barbera s’è lasciato coinvolgere e riprendere dalla macchina da presa mentre consegnava il Leone d’oro a un certo Isaac Jerome. Grande idea, non c’è che dire. “Scusate per tutto questo – ha poi dichiarato Franco, con un’aria maliziosa e sorniona – il film ve lo faccio vedere qui il prossimo anno“.
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