E’ stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia – sezione Giornate degli Autori – suscitando applausi e consensi e da oggi, 5 settembre, è nelle sale cinematografiche: stiamo parlando de I nostri ragazzi di Ivano De Matteo, film liberamente ispirato al celebre romanzo di Herman Koch La cena. Dopo la sfida vinta con Gli Equilibristi, dunque, De Matteo ci riprova e rilancia. Di nuovo al centro dei suoi interessi ci sono le dinamiche familiari, che devono fare i conti e cercare un incastro con i più intimi moti dell’anima. Le famiglie in scena questa volta sono due: una vede Giovanna Mezzogiorno e Luigi Lo Cascio nei panni della madre e del padre, nell’altra (economicamente assai benestante) i genitori sono impersonati da Alessandro Gassmann e Barbora Bobulova.
I due uomini sono fratelli, le donne sono cognate costrette a mascherare un astio reciproco. Si riuniscono periodicamente nel corso di una cena alla quale non credono veramente, ma tutto sommato c’è una linearità nelle loro esistenze. Linearità che di colpo viene spazzata via da qualcosa di grave, molto grave. I rispettivi figli (cui prestano volto e corpo Rosabell Laurenti Sellers e Jacopo Olmo Antinori) finiscono nei guai. Guai seri. E, al di là dei guai, mostrano un volto che era completamente ignoto ai loro genitori. Chi sono, veramente, i loro ragazzi?
De Matteo indaga nel travaglio degli adulti, ma anche degli adolescenti che improvvisamente mostrano una faccia da mostri; insieme alla compagna Valentina Ferlan, che l’ha affiancato nella trasposizione del libro, mette le mani dello spettatore in mezzo ai nodi e le conduce verso una risposta. Facendogli, prima, sperimentare tutto l’attrito fra stati d’animo e sentimenti diametralmente opposti. Nella scelta del cast De Matteo è stato davvero illuminato: tutti stanno al posto giusto, da Lo Cascio con le sue sfumature di ironia e tenerezza alla Mezzogiorno che mette al servizio della macchina da presa la sua maturità di donna e di madre senza nascondere nulla. Dalla Bobulova, distante nell’esatta misura, a un Gassmann il cui cinismo crolla dinanzi a questo tiro del destino. “Io cosa avrei fatto?”: ecco la domanda che diventa necessaria per chi si ritrova davanti allo schermo. E già solo per questo il regista romano ha raggiunto il suo obiettivo. Non manca qualche momento più stanco degli altri, certo, ma d’altro canto era inevitabile soprattutto nella prima parte della vicenda. Per quanto ci riguarda, la promozione è doverosa.
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