E poi è toccato a lei, Sabina Guzzanti. E al suo film, La trattativa, presentato fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia e accolto da vigorosi applausi durante le proiezioni e gli incontri con la stampa. Lei, Sabina, sguardo mobile e parlantina che non teme rivali. S’è giocata fino in fondo il suo giorno e ha messo subito in chiaro un concetto fondamentale, concedendosi anche un pizzico di ironia: “Il mio film, purtroppo (e l’ironia sta tutta in quel ‘purtroppo’), è inattaccabile: tutti contenuti sono straverificati, i fatti realmente accaduti“.
SABINA GUZZANTI, LA TRATTATIVA: TRAILER UFFICIALE
E’ apparsa tranquilla, ma in realtà ha fatto i conti con comprensibili attacchi d’ansia: “Stamattina ero gialla, non sapevo cosa dicevo, Palermo al posto di treno, scusate anche ora se straparlo“. Non ha affatto straparlato, anzi è riuscita a dosare le parole e infilare quelle giuste e più efficaci una dopo l’altra: “Il mio non è un film su Berlusconi, ma sulla trattativa Stato-mafia. Più sullo Stato che sulla mafia. Lo scopo è mettere tutti, anche chi non segue la cronaca e non legge saggi e giornali, in condizione di capire fatti che hanno cambiato la storia della nostra democrazia. È importante sapere chi ha preso quelle decisioni, da dove viene l’Italia in cui viviamo“. E che tacciano i soliti detrattori, ché qua non c’è trippa per gatti. Anzi, forse di trippa ce n’è pure troppa. Ma non è per i gatti.
Le musiche de La trattativa portano la firma di Nicola Piovani, la fotografia è di Daniele Ciprì, lo stile è un mix fra rappresentazione teatrale e documentario: gli attori recitano verbali di processi e interrogatori e – proprio per evitare attacchi – nel pressbook la Guzzanti ha voluto fosse messa anche la cronologia degli eventi a cui fa riferimento, dal 1992 al 2013. C’è proprio tutto, dai movimenti meridionalisti a Gelli, dalle azioni dell’estrema destra alle stragi e ai processi. Ci sono i nomi più scottanti, buoni e cattivi o sospesi a metà, compresi quelli di Riina, Provenzano, Ciancimino, Macino, Mannino, Dell’Utri, Berlusconi. E’ citato pure il presidente Napolitano, a proposito dell’intervento in favore di Mancino. Tuttavia la Guzzanti non teme nulla anche in questo caso: “Napolitano non può aprire nessuna polemica. Ogni parola del mio film che lo riguarda è stata controllata 1.678 volte. L’intervento del Quirinale a favore di un indagato è una cosa grave ma documentatissima“. Ma il rumore non mancherà, c’è da scommetterci.
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