E’ arrivato nelle sale cinematografiche italiane lo scorso 30 luglio Apes Revolution: Il pianeta delle scimmie, attesissimo sequel diretto da Matt Reeves del reboot L’alba del pianeta delle scimmie (2011) di Rupert Wyatt e con James Franco. Questa volta nel cast figurano Keri Russell, Jason Clarke, Gary Oldman, Andy Serkis, Toby Kebbell, Enrique Murciano, Kodi Smit-McPhee e Judy Greer. La storia riprende dal punto esatto in cui si era chiuso il capitolo precedente: gli esseri umani hanno perso tutto a causa di un virus potentissimo scatenato dalla ribellione delle scimmie e del loro capo Cesare (ancora una volta Serkis). Sia gli uomini (guidati da Oldman) che gli animali però hanno in comune l’attaccamento alla famiglia e quindi la volontà di difenderla costi quel che costi.
All’inizio ci sarà quindi un tentativo di riappacificazione che crollerà poi a causa dei vecchi rancori. In questa pellicola i dilemmi esistenziali e l’introspezione psicologica sono i protagonisti esattamente come nel film precedente. Sono davvero tanti i cliché come quelli delle differenze tra uomo ed animale, ma il film piace ugualmente. Anche perché si tratta semplicemente di un espediente per rappresentare l’uomo contemporaneo e la sua sete di affermazione. La pellicola non è totalmente perfetta, infatti ci sono alcuni errori di sceneggiatura come per quanto riguarda il personaggio di Oldman che non trova una vera identità all’interno del racconto. Fortunatamente la performance dell’attore britannico è riuscita a diminuire questo difetto.
Anche il resto del cast ha recitato in maniera impeccabile Questa volta Serkis ha un ruolo ancora più importante rispetto al passato, diventando il vero protagonista di tutto il lungometraggio: prova superata al meglio. Pur essendo lui l’interprete principale, la vicenda non ha un vero eroe e forse questo perché il vincitore della dura lotta alla supremazia verrà rivelato nel terzo capitolo sempre diretto da Reeves (che non fa assolutamente rimpiangere chi l’ha preceduto). Solo l’utilizzo del 3D non convince pienamente, ma questo non influenza la buona riuscita del film che comunque emoziona e coinvolge il pubblico.
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