E poi al Festival di Giffoni è arrivato anche lui, Ferzan Ozpetek. Con i suoi modi sempre garbati e lo sguardo curioso, ha catturato l’attenzione del giovanissimo pubblico senza il minimo sforzo. E ha parlato, Ferzan, ha parlato di tutto. Facendo uso di quel dono – l’empatia – che si porta appresso in ogni dove. Reduce dal successo di Allacciate le cinture, il regista turco ha dato qualche anticipazione sui futuri impegni artistici: il suo primo romanzo, Rosso Istabul, diventerà un film dal titolo Istabul Red. Rosso è lo smalto per le unghie desiderato da sua madre, è l’abito di una ragazza che difende gli alberi del Gezi Parok, è il colore dei carretti colpi di ciambelle al sesamo che percorrono le strada della sua città natale. Rossa è la nostalgia di Ferzan per i luoghi e i volti che l’hanno visto crescere, è la tinta di un ritorno che però non può essere definitivo. Le premesse per far breccia nel cuore del pubblico ci sono tutte, insomma.
Ancora, Ozpetek coltiverà alcuni progetti legati alla lirica e, molto probabilmente, finalmente cederà alle “lusinghe” del piccolo schermo. Tante volte gli hanno proposto di far qualcosa per la televisione, ma non era mai il momento giusto. Adesso sì. Ferzan potrebbe realizzare due serie tratte da altrettanti suoi film. Quali? Non vuol dirlo ed è più che comprensibile: meglio tacere fino a quando non c’è la sicurezza e non ci sono tutte le firme.
Però… Però sarebbe bello se si trattasse proprio di Allacciate le cinture, con quel viaggio avanti e indietro nel tempo. Oppure di Mine vaganti, con quelle storie che s’intrecciano e quei sogni che non vogliono sgonfiarsi. O di Saturno contro, ritratto di legami che nemmeno l’ultimo respiro può dissolvere.
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