E’ uscito mercoledì 18 giugno nelle sale cinematografiche italiane in duecentosettantasei copie Jersey Boys (guarda il trailer) di Clint Eastwood che racconta la storia di una band – i Four Season – che hanno le carte in regola per competere con i leggendari Beatles. Francesco Stephen Castelluccio (interpretato da John Llyod Young), Tommy DeVito, Nicholas Macioci e Robert Gaudio sono i quattro giovani e talentuosi italoamericani del New Jersey che hanno voglia di cambiare vita. E non solo. Anche nome. Così diventano rispettivamente Frankie, Tommy, Nicholas e Bob. Nel 1960 il loro singolo li fa balzare in vetta alle classifiche, fino 2all’arrivo quattro anni dopo dei Fab Four: il gruppo però non soccombe come gli altri.
“C’erano tre modi per uscire dal quartiere: entravi nell’esercito e magari finivi ucciso; diventavi mafioso e magari finivi ammazzato… o diventavi famoso. Per noi, erano due su tre”, spiega De Vito. La critica d’Oltreoceano – al contrario di quella italiana – non ha accolto al meglio questo lungometraggio, soprattutto perché non si sa bene se definirlo un biopic oppure un musical. Eastwood – inizialmente sarebbe dovuto stare Martin Scorsese dietro la macchina da presa – vuole raccontare tutto nei minimi dettagli ed è proprio per questo motivo che a volte alcune scene non rientrano perfettamente nel flusso narrativo, tanto da sembrare un po’ forzate. In realtà è solo la voglia di non tralasciare proprio nulla a causare ciò.
Ottima invece la scelta della produzione di far interpretare i personaggi agli stessi attori che hanno reso noto il musical, rappresentato dal 2005 a teatro: oltre a Young figurano quindi Erich Bergen, Michael Lamenda e Vincent Piazza. Una pellicola dal sapore nostalgico che cavalca l’onda dei ricordi non dimenticando assolutamente vecchi valori come la lealtà e l’amicizia che in questo caso sono più presenti che mai. La storia emoziona, ma senza cadere nel classico sentimentalismo. Chi è cresciuto con questa musica, sicuramente resterà affascinato guardando le immagini. Un film quasi perfetto, se non fosse proprio per qualche scivolone del regista, che però come al solito non finisce mai di stupirci… Positivamente.
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