E’ uscita ieri – giovedì 6 giugno – nelle sale cinematografiche italiane in 215 copie la pellicola francese Tutta colpa del vulcano, diretta da Alexandre Coffre al suo secondo lavoro dietro la macchina da presa dopo Un pure affaire. La storia inizia con un evento realmente accaduto, ovvero quello dell’eruzione del vulcano islandese Eyjafjöll il 20 marzo 2010 dopo ben 187 anni di letargo. A causa della nube di ceneri sprigionata, ci sono stati dei seri problemi alla navigazione aerea in Europa, paralizzando completamente il traffico fino al 23 aprile e continuando a causare chiusure a intermittenza degli aeroporti del Nord Europa fino al 9 maggio. Così anche i nostri protagonisti, Alain (Dany Boon) e Valerie (Valérie Bonneton), si trovano costretti ad atterrare a Monaco. I due però devono raggiungere la Grecia per assistere al matrimonio della loro figlioletta e non possono assolutamente mancare.
Piccolo neo: i due sono divorziati da anni e si odiano. Per questo motivo il viaggio in macchina sarà condito da una serie di ripicche e scherzi che però li faranno riflettere: e se avessero sprecato tutto questo tempo da separati? C’è da dire che il tema non è esattamente così originale (come anche l’happy ending): si tratta di un canovaccio abbastanza tipico (basti pensare a Un biglietto in due di John Hughes del 1987 e a Parto col folle di Todd Phillips del 2010). Una sceneggiatura così fragile va condita almeno con qualche elemento particolare per distinguersi da altre pellicole.
E’ vero che invece di due uomini, ci sono un uomo ed una donna (travestendosi così da commedia sentimentale), ma questo non basta. Guardando il trailer si pensa ad una storia leggera e simpatica, ma in realtà le intenzioni e le “promesse” non sono state mantenute. I battibecchi tra i due ex coniugi a volte arrivano al limite dell’assurdo, strappando sì una risata, ma la maggior parte delle volte annoiando lo spettatore. Un viaggio on the road che non convince pienamente.
Eppure Boon e Bonneton sono due attori formidabili: lui molto apprezzato in Giù al Nord, Un piano perfetto e Supercondriaco, mentre lei ne L’amore inatteso e Un amore di gioventù. Tengono il ritmo del film alla perfezione, ma la colpa principale è dei dialoghi forse troppo banali. Se il vulcano ha dato in escandescenza, lo stesso non vale per il lungometraggio.
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