C’era da aspettarselo, sotto il cielo di Cannes. L’arrivo di Quentin Tarantino non avrebbe potuto avvenire in maniera “normale”. No, c’era da aspettarsi qualcosa di speciale. E infatti il regista americano, al Festival per festeggiare il ventesimo anniversario di Pulp Fiction (che vinse la Palma d’oro in quello stesso 1994), si è scatenato sul red carpet per la gioia dei tantissimi giornalisti e fotografi presenti. Si è scatenato con Uma Thurman (che nel film interpreta Mia Wallace) e John Travolta (Vincent Vaga) sulle note di You never can tell, il brano di Chuck Berry che ha fatto da colonna sonora a una delle scene più memorabili della storia del cinema: quella del twist.
Pochi giorni fa Tarantino è stato attaccato da Jean-Luc Godard, che di lui ha detto: “è un poveraccio, un tempo sarebbe stato il tipo di persona che avremmo detestato“; parole come pietre che tuttavia gli sono scivolate addosso. Tarantino si è mostrato come sempre: allegro, entusiasta, desideroso di divertirsi. E come sempre è stato capace di catalizzare l’attenzione senza troppi sforzi. Nella serata di oggi, 24 maggio, presenterà anche un omaggio a Sergio Leone, ovvero la proiezione di Per un pugno di dollari che chiuderà la sessantasettesima edizione del Festival: “Più che l’anniversario dei 50 anni del film che ha inventato gli spaghetti western – fa sapere – io celebro la nascita di un nuovo genere che ha rinnovato il cinema. Un film tagliato sulla musica, non con il commento in sottofondo, qualcosa mai visto prima“.
Omaggia Sergio Leone e, in un certo senso, sminuisce se stesso. Sdrammatizza la gloria che lo accompagna da anni e che ha conquistato meritatamente: “Ho sempre fatto i film per me stesso, il resto del pubblico sono invitati“. Il suo punto di forza? La capacità di mantenere intatti entusiasmo e passione: “Rispetto a 20 anni fa continuo a a sentire la pressione, voglio che la gente abbia grande aspettative riguardo ai mie film. L’eccitazione è la cosa che tu fa andare aventi come regista. Non capisco i mie colleghi che dicono che soffrono a rivedere i loro film. Mi dispiace per loro, se fosse doloroso non li farei. Io li guardo sempre, magari a pezzi“.
E ama portare in scena “i bastardi, personaggi violenti anche sgradevoli“; è per questo che girò Le iene, “forse perché come tanti registi e artisti anche a me piace il diavolo“.
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