È uscito nelle sale cinematografiche due giorni fa – 8 maggio – Diario di un maniaco per bene, il film esordio di Michele Picchi con protagonista Giorgio Pasotti. L’attore italiano, dopo il successo de La grande bellezza di Paolo Sorrentino, Sapore di te dei fratelli Vanzina e Nottetempo, opera prima di Francesco Pisco, torna sul grande schermo nei panni di Lupo. Un comico e disperato artista quarantenne, un po’ immaturo, un po’ insicuro, che nella sua vita non è ancora riuscito a concludere nulla. Vive chiuso nel suo attico da pittore, ma senza prendere mai un pennello in mano e con appeso al soffitto un cappio, nel caso in cui decidesse di farla finita.
Corteggia spudoratamente tutte le donne, buttandosi in storie assurde, cercando di sedurre prima una suora (Valeria Ghignone), poi una femme fatale (Angela Antonini) conosciuta su Facebook, fino ad essere attratto dalla ragazza della porta accanto (Valentina Beotti). Ha un appeal particolare sul sesso femminile: tutte gli chiedono consigli, si confidano con lui ma alla fine lo mollano e così lo stravagante 40enne ricade nella sua depressione poiché non sembra mai essere il tipo giusto di nessuna.
Lupo non scrive, ma in realtà il suo diario segreto lo tiene dentro di sé. Ha un animo gentile con tutti, ma un approccio immaturo che fa di lui un instancabile adolescente. Tra il depresso e il bizzarro il personaggio pensato da Michele Picchi è ben interpretato da Giorgio Pasotti, perfetto in questo ruolo di quarantenne un po’ stralunato, un po’ eterno bambino ma dallo sguardo seducente e pronto a reggere un intero film sulle sue spalle.
Diario di un maniaco per bene è una storia leggera, piacevole, a tratti un po’ lenta, ma che poi riaccelera e sorprende con vari colpi di scena. A raccontarla è lo stesso Lupo: ecco il suo diario. Lui che guarda la vita da uno spioncino, che a volte si perde tra sogni e aspirazioni – atteggiamento tipico di un artista – e al quale capita di aver paura, proprio per questo tiene appeso sempre quel cappio al soffitto del suo loft, quasi fosse l’ultima via di fuga. L’ultima.
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