Il 27 aprile sarà una giorno speciale. Il giorno in cui tutto il mondo assisterà alla canonizzazione di Giovanni Paolo II. E la sera stessa andrà in onda su Raiuno un film tv che promette di essere altrettanto speciale: Non avere paura – un’amicizia con Papa Wojtyla. Ora. Non è la prima volta che Karol Wojtyla viene raccontato tramite una serie tv. Ma in questo caso il punto di vista è originale quanto inedito: “invece della biografia – ha spiegato la direttrice di Raifiction Tinni Andreatta – abbiamo preferito raccontarne la spiritualità più privata attraverso la singolare amicizia tra il pontefice e la guida alpina che, in vent’anni di nascosta amicizia, lo accompagnò nelle sue escursioni sull’Adamello“.
L’amato Papa è interpretato dall’attore russo Aleksei Guskov, nei panni della sua guida alpina Lino Zani c’è invece Giorgio Pasotti; la regia è di Andrea Porporati e la sceneggiatura è liberamente tratta dal libro dello stesso Zani. Il quale nel 1984 vide comparire davanti a sé, nel rifugio in cui viveva con la famiglia, quattro presti fra i quali anche il segretario del Papa, don Stanislao: “Ci chiesero – è il suo racconto – l’incredibile: organizzare una vacanza per il Papa. Io li presi per pazzi: figurati se il Santo Padre viene fin quassù, pensai, a sciare a tremila metri d’altezza!“. Invece andò, eccome se andò. E con una compagnia sorprendente: “Incredibile nell’incredibile: arrivò assieme al presidente Pertini. Che, detto per inciso, gli rovinò la vacanza, non riuscendo a mantenere il segreto“.
Pertini è impersonato da Giuseppe Caderna, a completare il cast sono Claudia Pandolfi, Katia Ricciarelli e Fabio Fulco. “L’apostolo della croce”: così il Papa chiamava la sua guida. “Avevo infatti la passione di scalare le vette più alte. E ogni volta lui mi dava una croce da porre sulla cima. ‘Ma cosa ti spinge ad andare così in alto?’, mi chiese un giorno. ‘Ogni metro che faccio – gli risposi – ho una visione più chiara del mondo’. ‘Ma per quanto tu salga – replicò lui – arrivato in cima potrai solo scendere’. Come a dire: bisogna anche saper tornare alla vita comune. Che poi è la vita vera“.
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