Se ne parla da mesi e adesso la data è dietro l’angolo: il prossimo 10 aprile arriva nelle sale italiane Noah, il kolossal bilico diretto da Darren Aronofsky che vede Russell Crowe nei panni del protagonista Noè e nomi come Jennifer Connelly, Anthony Hopkins, Emma Watson e Logan Lerman Douglas Booth e Ray Winstone al suo fianco. Un cast a cinque stelle, senza dubbio. Che però non è riuscito a smorzare i difetti del film. Innanzi tutto, il racconto non è una trasposizione fedele di quanto narrato nella Bibbia ma abbondano le licenze e le libere interpretazioni. Il risultato? Qualcuno potrebbe infastidirsi, Noè potrebbe sembrare un fanatico religioso, tutto appare amplificato ed esagerato. Spesso sproporzionato e a tratti retorico.
NOAH, IL TRAILER ITALIANO: GUARDA
Il patriarca nipote di Matusalemme ammazza più persone nel nome di Dio, la figura femminile è quasi svuotata di importanza e condannata per ragioni assurde (una donna che non può avere figli non è una vera donna…), la presenza di armi ed enormi animali preistorici, nonché di visioni mistiche, è così fitta da stancare lo spettatore. Certo, nulla si può dire sulla cura e la sontuosità con cui sono stati costruiti gli effetti speciali, del resto la pellicola è costata svariati milioni di dollari; ma non è bastato neanche questo per raggiungere i risultati sperati, evidentemente.
Crowe è sempre Crowe ma tutti questi limiti, cui si aggiungono quelli di una sceneggiatura un po’ zoppicante, non gli hanno permesso di dare il meglio di sé. Siamo lontani anni luce dalle vette del Gladiatore, per intenderci. E il suo personaggio si direbbe quasi tratteggiato nella sua connotazione peggiore: spesso diventa quasi limitato e violento, come avesse messo l’anima da parte.
Discutibili anche i costumi: cosa ci fanno quei jeans vecchi e quelle t-shirt, quei gilet e quelle casacche prese in prestito dai tempi moderni? E’ una provocazione di Aronofsky? Ah, ma ecco! Forse è questa la chiave per non bocciare completamente Noah: tutti quelli che sembrano scivoloni, tutte le sbavature in realtà sono provocazioni. Sono frutti di una sperimentazione…
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