Hiroshima mon amour e La vita è un romanzo: due pellicole indimenticabili associati al nome di Alain Resnais, uno fra i più importanti teorici del cinema mondiale. Ma Resnais adesso non c’è più: è morto la sera del primo marzo a Parigi, all’età di 91 anni e, come dichiarato alla France Presse dal suo produttore Jean-Louis Livi, aveva “attorno a sé la sua famiglia“.
Pur non avendovi aderito ufficialmente, Resnais è sempre stato considerato uno dei simboli della Nouvelle Vague di Truffaut e Godard; all’indomani della guerra ha contribuito a mettere a punto il nuovo linguaggio cinematografico del Noveau Cinema insieme ad altri “mostri sacri” come Jean-Luc Godard, Ingmar Bergman e Michelangelo Antonioni. Nell’arco della sua lunga e prolifica carriera ha girato una ventina di pellicole e collaborato con scrittori e sceneggiatori del calibro di Jorge Semprun e Jacques Sternberg. Fra gli altri, ha diretto Yves Montand (La guerra è finita del 1966) e Jean-Paul Belmondo (Stavisky, il grande truffatore del 1974).
Dagli anni Ottanta in poi il regista francese ha lavorato quasi esclusivamente con gli attori Sabine Azema, Pierre Arditi e André Dussolier. Nel 1997 ha deciso di misurarsi con generi diversi e dunque diretto la commedia musicale Parole, parole, parole e l’operetta Mai sulla bocca. I suoi ultimi film sono Vous n’avez encore rien vu (2012) et Aimer, boire et chanter, presentato fra grandi consensi di pubblico e critica nel corso dell’ultimo Festival di Berlino.
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