Dopo un trailer che ha già convinto il pubblico ed è diventato un cult in Rete, l’opera prima di Sydney Sibilia – Smetto quando voglio – convince anche la stampa (in sala dal 6 febbraio in duecentocinquanta copie). Un cast di tutto rispetto: Edoardo Leo (leggi l’intervista di Velvet Cinema), Valeria Solarino, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero De Rienzo, Stefano Fresi, Lorenzo Lavia, Pietro Sermonti, Sergio Solli e Neri Marcorè. Meglio ricercati che ricercatori? Pietro (Leo) è un ricercatore, ma questo non gli è sufficiente per avere un lavoro. Per colpa della crisi deve trovare un escamotage per sopravvivere: mettere insieme una banda criminale composta da tutti i suoi ex colleghi (anche loro costretti a fare lavori improbabili). Macroeconomia, neurobiologia, antropologia, lettere classiche e archeologia saranno utili per trovare finalmente i soldi, il potere e il successo.
Una commedia acida e parodistica, in cui il dramma sociale viene ripreso solo ed esclusivamente come espediente comico. Novanta minuti di evasione, nei quali però si parla di una realtà che è ancora sconosciuta ai più: quella delle smart drugs, sostanze che non sono riconosciute come droghe, ma hanno gli stessi effetti. “Noi volevamo intrattenere – ha dichiarato il regista durante la conferenza stampa a Roma – satira sociale è qualcosa in più. Se questo film si prende troppo sul serio si rischia poi di sconfinare. La priorità era quella di fare un film divertente”. Si parte dalla realtà e poi c’è la contaminazione di prodotti americani come le serie The Big Bang Theory e Breaking Bad: “Sono state però tutte cose che sono venute dopo, la storia già c’era cosi com’è, il nostro era più che altro un delinquere senza delinquere”, ha continuato Sibilia.
Un film corale – riuscito bene – in cui gli attori non si prendono troppo sul serio: “Lo scopo era farli diventare veramente una banda anche perché avrebbero condiviso continuamente la scena. Così ci siamo guardati intorno e sono emersi i più brillanti“, ha concluso il regista.
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