Ieri, martedì 28 gennaio, è andata in onda la seconda parte de L’ingegnere che chiude la trilogia della miniserie Gli anni spezzati e ha totalizzato 4.026.000 spettatori pari al 14.82 per cento di share. Giorgio Venuti (Alessio Boni) lavora alla FIAT e vive con le figlie Valeria (Giulia Michelini) e Silvia (Arianna Jacchia). Con loro c’è anche nonna Assunta (Paola Pitagora), mentre la moglie è morta qualche anno prima. Alcuni ragazzi compiono degli atti rivoluzionari a Torino come quello di gambizzare dieci studenti e docenti innocenti in una scuola privata. Il primario Walter Grimaldi (Enzo De Caro) – amico di vecchia data dell’ingegnere – denuncia questi fatti e per questo viene ucciso (anche se non doveva andare a finire così). Tra i rivoluzionari però c’è anche la stessa Valeria che è la fidanzata del capo banda. Quando il padre scopre la verità resta sconvolto, ma decide ugualmente di dire tutto alla polizia.
La FIAT deve licenziare quindicimila dipendenti, così Giorgio decide di dare le dimissioni. A fargli cambiare idea c’è Clara (Christiane Filangeri), sua collega e forse anche qualcosa di più. Intanto Varesi (Carmine Recano) vorrebbe uccidere anche Costantino Rumori – promotore di un’iniziativa contro il terrorismo – ma Valeria non ne può più e vuole fermarlo. Durante lo scontro a fuoco però arrivano le forze dell’ordine, così anche la ragazza viene arrestata. Il padre è distrutto e si prende un periodo di ferie: vorrebbe organizzare un corteo pacifico dei colletti bianchi per il diritto al lavoro.
Panara (Flavio Pistilli) pensa che Valeria in carcere possa fare i loro nomi e così minaccia di colpire la sua famiglia. La ragazza si fa promettere del padre che lui e la sorella si trasferiranno in montagna. Silvia però scappa e torna a Torino per riprendere gli allenamenti: quello che non sa è che è pedinata dai terroristi che vogliono rapirla. La polizia interviene appena in tempo e la banda terroristica viene sgominata. Il 14 ottobre è la data del corteo (passata alla storia come la marcia dei quarantamila): il popolo è stanco del clima d’odio e di violenza durato un decennio. E’ la fine di un’epoca.
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