Sebastien è un orfano di soli sette anni che non si piange addosso ma ha coraggio da vendere. Belle è un maestoso cane dei Pirenei dal cuore grande così. Sono amici del cuore; sono i protagonisti delle più celebre storia di Cecile Aubry, che arrivò in libreria negli anni Cinquanta, ispirò un telefilm e successivamente – negli anni Ottanta – divenne un cartone animato cult. Adesso è arrivato il momento di debuttare al cinema: uscirà nelle sale italiane giovedì 30 gennaio, per un totale di circa 250 copie, il film Belle & Sebastien diretto da Nicolas Vanier.
In Francia ha incassato l’equivalente di trenta milioni di dollari per un totale di 2.6 milioni di spettatori; per quanto riguarda l’Italia, è stato presentato in anteprima al Festival del cinema di Roma – sezione Alice nella città. E’ patrocinato dall’Organizzazione internazionale per la difesa degli animali (Oipa), a cui la società di distribuzione Notorious Pictures devolverà una parte degli introiti relativi a ogni biglietto venduto negli Uci Cinemas fino al 28 febbraio. “Sono cresciuto con il telefilm – ha spiegato il regista – ne ero appassionato perché parlava di animali, di natura di montagna, diventati molto importanti nella mia vita di adulto. Quando la Gaumont mi ha offerto il film, mi angosciava un po’ l’idea di provare a riproporre una storia che mi aveva lasciato un segno così profondo. Ma ho accettato la sfida di distinguermi dalla serie televisiva, restando fedele agli elementi base della storia“.
La vicenda è ambientata nel periodo della Seconda Guerra Mondiale, quindi dell’occupazione nazista. Il piccolo Sebastien, interpretato dal bravissimo Felix Bossuet (scelto tra 2400 candidati al ruolo), non ha più i genitori e vive con una sorta di nonno acquisito (Tcheky Karyo) in un villaggio delle Alpi Francesi. Costruisce un legame profondo con Belle, il quale è fuggito da un padrone che lo teneva incatenato ed è cercato sia dai pastori che dai soldati tedeschi, convinti che si sia inselvatichito. Sebastien difende strenuamente l’animale e al contempo si ritrova testimone di crude vicende, come la fuga degli ebrei attraverso le montagne e una serie di lutti e ingiustizie.
Del cast fa parte anche Mehdi El Glaoui, il figlio della Aubry. “Spostare l’ambientazione storica della storia – ha continuato il regista – è stata una delle condizioni che ho posto quando ho detto sì al film. Non solo perché volevo raccontare l’atmosfera della montagna, i suoi colori in quegli anni, ma anche perché mi permetteva di rinnovare una dimensione essenziale della serie: quella dell’avventura, del viaggio e del concetto di passaggio di testimone per questo racconto che è anche un romanzo di formazione“.
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