Marianna Di Martino: “Volevo buttarmi nella mischia. Avevo fame di carne vera”

L’ultimo film di Leonardo Pieraccioni, Un fantastico via vai (qui trama, cast e recensione), è arrivato nelle sale lo scorso dicembre e ha messo subito d’accordo sia il pubblico che la critica registrando un incasso di quasi 9 milioni di euro in 4 settimane. Ed è accaduto qualcosa, nell’ultimo film di Pieraccioni, che davvero nessuno s’aspettava: a un certo punto, molti spettatori si sono commossi. Con le lacrime, proprio. Insomma: di solito Leonardo accende risate e sorrisi; riflettere, anche, ma sempre con divertimento. Pure stavolta è stato così, sia chiaro. Solo che ci sono – valore aggiunto – quelle scene che fanno aprire il cuore e venire gli occhi lucidi. E la protagonista è lei, Marianna Di Martino. Nei panni di Marta, una giovane studentessa che si porta dietro un pancione e qualche delusione di troppo. Non si sa chi sia il padre del bambino, lei non vuole dirlo a nessuno. Nemmeno agli amici più cari. Nemmeno ai genitori, che se ne stanno in Sicilia e che hanno una mentalità un po’ così. Marta teme che non accettino di diventare nonni così presto. E senza un genero, per giunta. Invece poi sono loro a salire. Su, fino in Toscana dove vive la loro figliola. E l’incontro fa uscire i lucciconi.

Marianna, confesso che il nodo in gola è venuto pure a me…
E’ incredibile (sorride, ndr)! Non sai quante persone, anche molto diverse fra loro, mi hanno detto la stessa cosa. E io confesso che questa è la mia piccola vittoria…

A proposito di lacrime: tu sei nota nell’ambiente per la tua capacità di piangere a comando, l’ha detto anche lo stesso Pieraccioni.
Sì, ormai mi conoscono soprattutto per questo (ride, ndr)! Però non è così semplice: c’è un lungo lavoro di costruzione del personaggio. Un lavoro che comincia ancor prima di andare sul set: leggo, mi documento, provo. E parlo con il regista. Io e Leonardo abbiamo ragionato molto sul modo più adatto per interpretare Marta. Ci sono tante cose che nel film non si vedono ed è giusto così. Bisogna credere nella persona di cui si vestono i panni; per me è come se fosse l’estremizzazione di quel gioco che facevamo da piccoli, il “fai finta che”… Te lo ricordi? Dovevi far finta di essere tua cugina, la tua compagna di banco, la prof…

Beh, tu la fai sembrare facile. Senza talento, però, non si va molto lontano.
Ricordo ancora cosa ci disse Anna Stasberg durante la prima lezione (Marianna ha studiato nella sua scuola di New York, ndr): “il 90 per cento è duro lavoro, il 10 per cento è talento“. E si riferiva anche a ‘mostri’ come Johnny Depp, Angelina Jolie: quelli si ammazzano di lavoro, altro che!

… E tu te ne sei andata in giro con un cuscino sotto la maglietta per entrare meglio nel ruolo di Marta.
In realtà mi sono presentata con un cuscino anche al provino. E l’ho messo in treno, tenendolo per tutte le cinque ore del viaggio. Poi, quando ho saputo di essere stata presa, l’ho indossato per altre due settimane. Ho fatto anche esercizi pre-parto, ho divorato libri, visto video. Tutte cose che mi sembravano indispensabili e che credo siano state molto utili.

Marta è una ragazza dolce e solare, ma anche con i suoi angoli d’ombra.
E’ una ragazza che s’è trovata a costruire una vita diversa da quella che immaginava e che i suoi immaginavano. Per questo, in lei c’è una porta chiusa. Una porta che poi comincia pian piano ad aprirsi… E allora si vedono pure le ombre.

Da quando hai intrapreso la carriera d’attrice, fra tv e cinema non ti sei fermata praticamente mai. Hai recitato anche in fiction molto seguite fra cui Benvenuti a tavola e Come un delfino. Ti senti soddisfatta per quanto fatto finora?
Beh, dopo 5 anni di studio e lavoro mi ritengo abbastanza contenta. Sono anche ipercritica nei confronti di me stessa e perfezionista. Però, ora come ora, mi do una pacca sulla spalla.

Hai scelto di studiare a New York perché ritenevi di poter trovare una qualità maggiore rispetto all’Italia?
No, è stato un puro caso! Fino a 19 anni, le mie idee sul futuro erano a dir poco confuse. Avevo soltanto una certezza: non volevo fare l’attrice. E’ il mestiere di mia madre, mio padre fa il regista; sono cresciuta in questo mondo, con la culla in teatro e il palcoscenico come parco giochi… Volevo cambiare, ecco. Invece, durante Miss Italia, ho conosciuto Anna (Strasberg, ndr) e vinto una borsa di studio di 3 mesi nella sua scuola.

E sei rimasta folgorata.
Sì, mi sono innamorata. Sono impazzita. Tornata in Italia, ho lasciato l’Università (era iscritta alla Bocconi, ndr) e ho lasciato pure Milano per trasferirmi a Roma. Ho continuato a studiare e frequentare corsi di recitazione e ho sostenuto i primi provini: avevo voglia di buttarmi subito nella mischia, avevo fame di carne vera…

I tuoi genitori come hanno reagito dinanzi a questa epifania?
I miei genitori mi hanno sempre lasciato massima libertà, sono molto fortunata. Mia madre mi ha sostenuto senza mai alcuna riserva: sempre presente, mai asfissiante.

Sei approdata anche sul set di The man from Uncle di Guy Ritchie: gran bel colpo!
… Una sorpresona, più che altro! E questa mia esperienza credo possa essere un esempio positivo per tanti giovani.

Perché?
Perché ho ottenuto quella parte, sia pur molto piccola, nel modo più semplice possibile: facendo un provino. Tra l’altro, quando mi ha chiamato la mia agenzia io non ero a Roma, dunque ho inviato un video. Un video fatto con l’Iphone. Ed è andata bene così!

Puoi dirci qualcosa del tuo personaggio?
Ancora no, purtroppo! Posso dire, però, che è stata un’esperienza unica. Sapevo che mi sarei trovata sul set con Armie Hammer e Henry Cavill, ma non immaginavo ci fosse anche Hugh Grant! Quando l’ho visto, per poco non mi è preso un colpo: io mi considero della ‘generazione Notting Hill’, sai com’è (sorride, ndr). Lui mi ha dato la mano, si è presentato; io ho cercato disperatamente di mantenere un contegno ma ero gasatissima!

Quale credi che sia il tuo più grande punto di forza e quale il tuo limite?
Uh, che domandona! Forse in entrambi i casi la risposta è la stessa: il lavoro che faccio ogni volta. Lungo, molto lungo. D’altra parte, col talento non c’è molto da fare: puoi solo cercare di coltivarlo…

Cosa fa Marianna quando non studia e non lavora?
Beh, per fortuna il mio lavoro coincide con la mia passione più grande, quindi il tempo che dedico è tanto. Vado al cinema perché mi piace, mi è sempre piaciuto. Sto con gli amici e i familiari. Viaggio…

E per il momento sei single: la storia con Giulio Berruti è finita.
Per il momento mi dedico alla ricostruzione di me stessa. Ma io ci credo tanto nell’amore!

Foto by Kikapress – Ufficio Stampa

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