Carlo Mazzacurati aveva soltanto 57 anni. Ma da diverso tempo, ormai, lottava con un brutto male. Un male che se l’è portato via per sempre: il regista padovano è morto ieri, 22 gennaio. Nonostante l’imponenza, il suo corpo non ce l’ha fatta. E il suo ultimo film, La sedia della felicità, prodotto da Angelo Barbagallo e girato in Trentino, non è ancora arrivato nelle sale cinematografiche.
Ottimo professionista, Carlo. E ottimo uomo, che usava il cuore sia nella vita che nelle sue pellicole. A primo acchito poteva sembrare burbero, anche per le sue caratteristiche fisiche, invece trasudava delicatezza e generosità da ogni poro. Ha raccontato l’Italia del Nord-Est, quella in cui ha vissuto e che conosceva bene; ha raccontato con poesia le persone e i mondi semplici. Il suo esordio risale al 1987, Notte italiana è stato prodotto dalla Sacher di Nanni Moretti. Poi ha girato altri 19 film, ma senza farsi prendere dall’urgenza e dalla frenesia: preferiva fare le cose con calma e farle bene, curarne il gusto per poi metterle a disposizione dello spettatore. Le sue opere sono caratterizzate da un sapiente mix di ironia e malinconia e poggiano su solidi principi morali: fra le migliori, doveroso citare Un’altra vita (1992), Il toro (1994, Leone d’argento a Venezia) e La giusta distanza (2001): ritratto, quest’ultimo, di un paese deviato in cui una maestra viene misteriosamente assassinato e in cui la colpa è subito data a un extracomunitario.
Mazzacurati ha anche saputo far emergere il lato drammatico di Antonio Albanese in Vesna va veloce (1996), ha descritto con rara sensibilità la vita di provincia; quando già il male l’aveva consumato, ha realizzato il documentario Medici con l’Africa – dedicato a un’associazione di medici attivi in quelle terre così difficili – mostrando un’ammirevole attenzione verso “l’altro”. Gli altri, molto al di là di se stesso. Lavorare con lui, per gli attori, era un piacere e un onore: oltre ad Albanese, sui suoi set sono approdati volti amati come Silvio Orlando, Giuseppe Battiston, Fabrizio Bentivoglio e Roberto Citran.
La realizzazione de La sedia della felicità è costata tanta fatica, ma Carlo non ha mollato ed è arrivato fino in fondo. Come sempre, come in tutto.
Foto by Kikapress