E’ sbarcato nelle sale italiane lo scorso 16 gennaio The Counselor – Il procuratore, il nuovo film di Ridley Scott che punta sul genere thriller. E sulle stelle. Stelle del calibro di Michael Fassbender, Penelope Cruz, Cameron Diaz, Brad Pitt e Javier Bardem; e del calibro di Cormac McCarthy, il noto celebre scrittore americano (Non è un paese per vecchi) che firma una sceneggiatura complessa, sui generis, spruzzata di surrealismo. Dopo i risultati non buoni di Robin Hood e Prometheus, Scott cerca di dimostrare che la sua arte non sta affatto declinando; la critica americana, però, ha emesso un’altra “condanna”. Il pubblico invece si divide: chi apprezza la forza di questa pellicola e le sue atmosfere affascinanti, chi archivia il caso come prova non riuscita. La trama può risultare a tratti poco comprensibile anche per i suoi dialoghi strani e con base filosofeggiante, questa è la caratteristica principale ma anche il più evidente punto debole.
THE COUNSELOR – IL PROCURATORE: TRAILER ITALIANO
In una terra al confine fra il Messico e gli Stati Uniti, il mondo del narcotraffico detta legge e si muove senza pietà. Uno stimato avvocato (Fassbender) si lascia coinvolgere in un affare di droga insieme a personaggi a dir poco ambigui come Reiner (Bardem), gestore di nightclub, e la sua compagna Malkina (Diaz): deve portare un carico di cocaina del valore di 20 milioni di dollari oltre il confine insieme a Westray (Brad Pitt). Sembra un cosa facile, il procuratore è convinto di essere a un passo da un bel mucchio di denaro sporco ma facile e quest’idea è al centro dei suoi pensieri. L’obiettivo di fondo? Mantenere un altissimo tenore di vita e garantire un futuro perfetto alla sua compagna Laura (Cruz), del quale è perdutamente innamorato. Tuttavia qualcosa va storto, la partita di droga viene persa e il protagonista si trova risucchiato in un incubo in piena regola. Trascinando con sé anche la sua donna. Perdendo tutto ciò a cui teneva di più.
Ridley non intende tanto raccontare il traffico di droga di per sé, le dinamiche della criminalità, quanto le pericolosissime conseguenze dell’avidità cieca. Gli eventi sono strumenti per scavare nei personaggi e affrontare temi universali come la vita, l’amore, il denaro e la morte, per poi lanciare insegnamenti e fare una sorta di lezione di vita. Ecco, dunque, che l’intera pellicola è anche disseminata di simboli, amplificazioni, messaggi fra le righe. Ed ecco che lo spettatore ha difficoltà nel tenere fra le mani sia il filo del racconto che quello del non detto. Una difficoltà che può anche causare una certa irritazione (soprattutto nel finale, tutt’altro che risolutivo). In compenso la crudezza e la violenza di quell’universo corrotto sono mostrati con notevole lucidità e puntualità, al punto da suscitare lodevole tensione. Prova superata per Scott, riscatto avvenuto? No. Non del tutto, almeno.
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