Gli anni spezzati, Il commissario: ascolti in calo e ancora critiche su Twitter

La seconda puntata de Gli anni spezzati – Il commissario (andata in onda ieri, mercoledì 8 gennaio) ha avuto degli ascolti leggermente in calo rispetto alla prima: 4.629.000 spettatori pari al 17.14 per cento di share, contro i 5.141.000 e uno share del 18.66 per cento. Saranno stati forse i giudizi negativi del pubblico a far abbassare l’audience? Il web l’ha bocciato fin dalla prima parte (in onda martedì 7) e non ha apprezzato nemmeno la seconda: Una monnezza chiamata fiction“, “Ho visto quella cosa immonda che è #GliAnniSpezzati”, “In sostanza, hanno fatto la versione thriller del Medico in famiglia. Tristezza”, “#GliAnniSpezzati, in pratica un fantasy…”, “Manco mezza riga su Pinelli nei titoli di coda. Schifo totale. E quanti poveretti folgorati sulla via della fiction”.

Emilio Solfrizzi veste i panni di Luigi Calabresi, vice commissario dell’Ufficio politico della Questura di Milano. Ci troviamo nel 1969 e gli anarchici sono autori di molti attentati. Il 12 dicembre dello stesso anno una bomba esplode dentro la Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana: muoiono diciassette persone e ne escono ferite altre ottantotto. E’ una strage. Le indagini si concentrano su Pietro Valpreda, iscritto al circolo di Giuseppe Pinelli (Paolo Calabresi). Quest’ultimo viene interrogato dalla polizia per ben tre giorni, ma alla fine precipita dalla finestra dell’ufficio di Calabresi mentre il commissario non c’è.

La sua morte diventa un caso mediatico: c’è chi parla di suicidio e chi di un improvviso malore. Qualcuno però ipotizza che l’uomo sia stato assassinato e il maggiore imputato è proprio lo stesso Calabresi. Il commissario è sempre più solo. Lo Stato, la stampa e le istituzioni non sono dalla sua parte. Solo il fedele Claudio Boccia (Emanuele Bosi) e il collega Valentini restano al suo fianco. L’uomo riesce a smontare tutti i capi d’accusa a suo carico e così riprende ad indagare sull’attentato di Piazza Fontana. Scopre un covo usato da un nuovo gruppo armato, le Brigate Rosse, che vuole eliminare alcune persone: nella lista nera c’è anche il suon nome. Il 17 maggio 1972 Calabresi viene ucciso davanti la sua abitazione da due sicari con alcuni colpi di pistola alla testa. La sua morte getta Claudio nello sconforto, ma il ragazzo decide di non arrendersi: resta in polizia per mettere in pratica gli insegnamenti che il commissario gli ha trasmesso.

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