The Wolf of Wall Street: il nuovo film di Martin Scorsese, che arriverà nelle sale italiane il prossimo 23 gennaio, sta facendo parecchio discutere. E, per un motivo o per un altro, è spesso al centro dell’attenzione. La critica si divide nettamente, esprime grandi consensi o – al contrario – stroncature senza margini di assoluzione. D’altra parte, la pellicola targata Paramount è stata nominata ai Pga 2012 e potrebbe conquistare qualche Oscar. Intanto, nell’arco di soli 8 giorni di programmazione negli Stati Uniti, l’incasso è già pari a 47,269,000 (ne è costato 100). Ed è stato battuto un record piuttosto insolito: quello relativo al numero di… Fuck. E il significato di tale parola è noto a tutti.
THE WOLF OF WALL STREET, IL TRAILER ITALIANO
Il conteggio è stato effettuato da Wikipedia: in tre ore – questa la durata – fuck viene pronunciato bene 506 volte collocandosi così al secondo posto della classifica subito dopo il documentario Fuck (che però è proprio dedicato all’uso del termine nella società america, quindi per certi versi non fa testo) e rubando il posto a Summer of Sam di Spike Lee (435 volte).
Non solo. Sempre nella classifica in questione, Scorsese appare di nuovo al quinto posto con Casinò (422 volte), al dodicesimo con Quei bravi ragazzi (300) e al trentunesimo con The Departed (237). Certo, bisogna anche dire che la trama di The Wolf of Wall Street richiede un linguaggio piuttosto crudo: il protagonista Jordan Belfort, interpretato da Leonardo DiCaprio e realmente esistito, è un broker corrotto che si muove fra personaggi altrettanto ambigui, droga, frode e riciclaggio di denaro sporco. Accanto a DiCaprio recitano Jonah Hill, Matthew McConaughey, Jon Bernthal, Cristin Milioti, Margot Robbie, Spike Jonze, Jean Dujardin, Ethan Suplee, Jon Favreau, Rob Reiner, Kyle Chandler, Shea Whigham, Ben Leasure, Michael Jefferson, Chris Riggi, Joanna Lumley, J.C. MacKenzie, Christine Ebersole e Matthew Rauch.
In ogni caso, la fitta presenza di parolacce di certo non sconvolgerà il pubblico italiano: a tal proposito, l’America è decisamente più “sensibile” e severa…
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