Jon Dunham: “Così ho girato il documentario sulla Maratona di Roma”

VANESSA CROCINI DA LOS ANGELES – Due passioni importanti: una per la telecamera e una per le maratone. Jon Dunham, documentarista californiano, ha saputo sfidare tutte le difficoltà logistiche del caso e ha girato due documentari sulle maratone. Il primo a Chicago e il secondo a Roma, che verrà proiettato a Milano il prossimo 5 dicembre. Spirit of Marathon e Spirit of Marathon II sono due documentari che raccontano storie di persone che hanno deciso di mettersi in gioco per correre una maratona.

Come hai iniziato la tua carriera?
Mio padre è un fotografo ed è cresciuto nello Yosemite all’epoca di Ansel Adams, le cui foto erano appese dappertutto a casa nostra. Ho apprezzato la sua arte fin da quando ero bambino. Poi, alle scuole medie, ho ricevuto in regalo una telecamera e me ne sono innamorato! Montavo i miei video con due videoregistratori. La mia idea di intraprendere una carriera nel cinema non era ben accetta nella cittadina dove sono cresciuto, ma ho seguito i miei sogni e sono entrato nella prestigiosa University of Souther California. E così, all’università, ho trovato vari lavoretti come operatore di ripresa per dei documentari. Uno di questi progetti è stato con la mia professoressa di allora monchè regista nominata all’Oscar, Megan Williams. Siamo andati a Cuba a girare il suo Tell Me Cuba. Da li è stato un crescendo.

Come ti è venuto in mente di fare un documentario sulle maratone?
Avevo visto la maratona di Los Angeles in tv ed ero rimasto colpito dal fatto che potessero bloccare l’intera città per dei corridori, molti dei quali provenivano dall’Africa. Ho corso la mia prima maratona nel ’93, avevo 13 anni e non avevo assolutamente idea di cosa stavo facendo. E’ stata la cosa più dura che ho fatto in vita mia, tuttavia mi sono appassionato e ho iniziato a correre maratone regolarmente. All’università Poi ho fatto un po’ di ricerca per vedere se c’erano dei documentari sulle maratone e con grande sorpresa ho scoperto di no.

Parlaci del primo Spirit of Marathon.
Avevo solo un film all’attivo, No Distance Too Far, che non aveva avuto un grandissimo successo; quindi mi presentavo come un regista giovane e con poca esperienza. All’inizio volevo filmare la maratona di New York del 2002 ma gli organizzatori non si fidavano molto. Alla fine Chicago è sembrata la scelta migliore. Sapevo fin dall’inizio, avendo corso diverse maratone, che il film avrebbe avuto un pubblico sicuro ed è stato ricevuto molto bene.

Come hai deciso di fare il sequel di Spirit of Marathon?
Volevo fare un film internazionale, non solamente con corridori americani, come era successo a Chicago. Roma è sembrata la scelta perfetta, sia da un punto di vista visivo che storico. Immaginarmi il Colosseo in dirittura d’arrivo era davvero allettante. Gli organizzatori della maratona di Roma mi hanno accolto benissimo, anche perché avevano visto il primo film e sapevano che facevo sul serio.

I protagonisti di Spirit of Marathon II sono molto interessanti. Come li hai trovati?
Per la maratona di Roma ho fatto una sorta di casting nel mondo dei maratoneti. Alcuni erano esattamente quello che stavo cercando ed altri li ho scoperti quasi per caso. Ad esempio Mimmo, il corridore e proprietario della pizzeria “Il Podista”, a Roma mi era stato raccomandato dagli organizzatori della maratona. Quando sono andato a mangiare la pizza da lui, ho conosciuto anche suo cugino Domenico, 72enne che ancora corre la maratona. L’altra protagonista, Ylenia, avrebbe corso la maratona per la prima volta ed era un perfetto esempio di come una donna può bilanciare la famiglia con il lavoro e le sue passioni. I protagonisti americani sono Cliff, maratoneta per la prima volta proprio a Roma, e Julie che ha fatto 52 maratone in 52 settimane nella capitale italiana per raccogliere i fondi a favore della ricerca per il cancro al pancreas, malattia che ha ucciso suo padre. Gli altri due protagonisti non americani sono un ucraino, Vasyl, che si allena e vive in Italia; e Epiphanie, l’unica ruandese a certi livelli competitivi.

Come hai organizzato le riprese nel giorno della maratona a Roma?
Ho vissuto a Roma per quattro mesi prima della maratona. E’ stato molto difficile logisticamente organizzare tutto perché ci sono dei tratti in cui sapevo non saremmo riusciti a fare le riprese. Avevamo 40 macchine da presa e una troupe di 200 persone. Abbiamo seguito i personaggi in alcuni tratti ma non potevamo farlo durante tutto il percorso, per cui dovevamo capire dove e come avremmo potuto riprenderli davanti a dei punti strategici per le riprese ma anche belli da un punto di vista architettonico e storico. Dovevamo seguirli con dei motorini. Avevamo anche riprese aeree che poi sono state utilizzate in concomitanza con la televisione che le ha mandate in onda.

Sarai in Italia per la prima italiana.
Il documentario verrà proiettato a Milano, giovedì 5 dicembre alle ore 15:20 presso la Sala Colonne in occasione dello Sport Movies & TV 2013, il campionato mondiale del cinema e della televisione sportiva che organizza ben 4 festival in tutto il mondo.

I tuoi progetti futuri?
Mi piacerebbe girare altri documentari in Italia. Vorrei fare qualcosa sul Giro d’Italia o sulla Ferrari.

Foto by V.C.

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