Guardi Alessandro Parrello e nei suoi occhi vedi l’ambizione. Un’ambizione senza fretta, però, di quelle che non fanno scalpitare ma lasciano tempo al tempo con una fede indistruttibile. Vedi anche una sorta di pacifico contrasto fra diverse parti di sé: l’attore, il produttore e il regista. Romano, classe 1980, Parrello ha compiuto i primi studi di recitazione proprio nella Città Eterna, salvo poi decidere – nel 2007 – di andarsene a New York. Il debutto in tv era già avvenuto da un bel po’, ai tempi nel suo bagaglio artistico c’erano ingaggi nelle serie Elisa di Rivombrosa e Sweet India e nel programma Una notte con Zeus in onda su Raitre. Però lui voleva alzare il tiro, e nella Grande Mela è rimasto fino al 2010 lavorando anche come modello e doppiatore. Laggiù ha girato il suo primo film, Thank you New York per la regia di Constance Fichet, e successivamente recitato in altre produzioni cinematografiche. La produzione, appunto: un secondo richiamo che, per lui, è irresistibile. Come la regia, d’altro canto. La prima volta dietro la macchina da presa risale al 2008; ha scritto e diretto il cortometraggio Troppo d’azzardo, poi trasmesso su Coming Soon Television, prima pellicola italiana girata con la Red One a 4K di risoluzione, del cui cast facevano parte anche Elisabetta Pellini e Taiyo Yamanouchi. E adesso? Adesso nella pentola di Alessandro stanno bollendo nuove sfide, si spera condite da un po’ di necessaria fortuna.
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Alessandro, come e quando è iniziata?
A diciassette anni e mezzo, nel pieno dell’anno scolastico. Frequentavo il liceo scientifico ed ero una “pippa” sia in matematica che in latino. In compenso conoscevo a memoria i film di Bud Spencer e Terence Hill e mi divertivo a imitarli, anche durante i compiti in classe. Mi piaceva far ridere, intrattenere i miei compagni. E riscuotevo un certo successo. Così mi sono detto: “quasi quasi…”
Hai cominciato i tuoi studi di recitazione a Roma, stavi muovendo i primi passi anche nei teatri: perché poi te ne sei andato in America?
Beh, la ragazza mi aveva lasciato, il lavoro non andava come volevo e speravo, mi sentivo piuttosto triste. Allora ha preso e sono andato via, pensando che cambiare aria m’avrebbe fatto bene. All’inizio è stato difficile: ero solo, non conoscevo affatto la lingua, più volte sono scoppiato a piangere come un bambino. Poi ho affittato una stanza nell’appartamento di una signora sudamericana a cui devo moltissimo. E le cose hanno cominciato a girare bene anche dal punto di vista lavorativo. Andare a New York è stata una decisione molto importante che ha cambiato sia la mia vita professionale che quella personale.
Nel 2005 hai prodotto il tuo primo cortometraggio; 3 anni dopo ne hai scritto, diretto e prodotto un altro, Troppo d’azzardo. Sei co-protagonista e produttore associato del film in lunga inglese The Kindness of Strangers del 2010. Insomma, passi da una figura professionale all’altra… Ma in quale identifichi meglio i tuoi desideri e il tuo futuro?
La recitazione è il mio primo amore, non ci sono dubbi. Produrre mi piace molto perché permette di gestire, organizzare, dar forma a un progetto. E lo stesso vale per la regia. Però devo dire che nei panni di produttore spero di percorrere una lunga strada…
E infatti, tornato in Italia, nel 2011 hai aperto a Roma la società di produzione cinematografica indipendente West 46th Films.
Un sogno che si è avverato, anche se ancora c’è tanto da fare. Abbiamo realizzato il western Shuna: The legend, girato in inglese e diretto da Emiliano Ferrera, che sarà distribuito nel 2015; e la serie web Il bastardo innocente di Igor Maltagliati, presentata nel corso dell’ultimo Roma Fiction Fest: sono dodici puntate che in Italia saranno trasmesse dalla fine di ottobre su Flop Tv e Fox Factory.
Il “bastardo innocente” sei proprio tu…
Sì, interpreto Giulio, uno sciupafemmine che lavora – per modo di dire – come meccanico e che finisce a letto con la donna sbagliata: la moglie del boss Andrea Morientes. E Virginia, questo il suo nome, non è l’unica donna che avrebbe fatto meglio ad ignorare… E’ una serie divertente, sono molto soddisfatto del risultato.
Altri progetti in cantiere?
Il film The Sweepers, sempre in lingua inglese, prodotto con Rossellini Film, sarà distribuito da Industry Works probabilmente nel 2014; poi c’è un’altra pellicola ancora in fase di realizzazione diretta da Nico Toffoli e prodotta dalla Metup, di cui noi curiamo la produzione esecutiva. Io faccio anche parte del cast: interpreto Paul Levi, il co-protagonista, un broker finanziario nonché esperto di sicurezza informatica che perde il lavoro per insider trading; escluso dall’ambito bancario, suo malgrado si ritrova coinvolto in un’organizzazione criminale operante in un ambiente parallelo a internet (Tor, realmente esistente, ndr) i cui utenti sono coperti da un perfetto anonimato.
Un tech thriller in piena regola.
Esatto. Un film che affronta i temi della finanza speculativa mondiale, dell’uso della tecnologia, dell’anonimato. Una storia molto verosimile, che potrebbe diventare realtà in qualsiasi momento. Anche oggi.
Alessandro, qual è il prossimo sogno da realizzare?
Mi piacerebbe vincere un premio: sarebbe la ricompensa per tutta la gavetta che ho fatto dal 2002. E vorrei anche prendere parte a un progetto straniero, e aprire una sede della mia società negli Stati Uniti. Sono fiero di quanto fatto finora, sto costruendo pian piano la mia carriera e so di essere apprezzato. La ricompensa arriva sempre, prima o poi, se ce la metti tutta.
Foto by Ufficio Stampa