Chissà quanti giovani aspirano a diventare attori – diciamolo – anche perché attratti dall’idea della notorietà. I red carpet, le copertine di giornali, le Premiere con gli obiettivi fotografici puntati addosso, le promozioni dei film in cui c’è da andare ovunque, i fan desiderosi di autografi: è una girandola, il metro del successo. Per molti, quasi il suono del flauto magico. Ma altri, parte di coloro che sono riusciti e tramutare il sogno in realtà e hanno fatto della recitazione il proprio lavoro, sono invece piuttosto allergici ai riflettori. E col tempo imparano a scansarli con estrema abilità, infischiandosene di eventuali conseguenze. Daniele Pecci, per esempio.
E’ bello come il sole ma a volte sembra dimenticarsene; appare in tv e piace a tutti. Poi sparisce, magari per ricomparire in teatro. Poi sparisce ancora, incontrarlo in occasioni mondane è praticamente un’utopia. E poi ancora eccolo al cinema, con altre vesti, altri capelli, altri copioni mandati a memoria. Oppure, eccolo nel quartiere romano in cui abita e di cui è innamorato. C’è stato un tempo in cui, suo malgrado, è finito al centro delle cronache rosa. E chissà quanto fastidio gli ha dato, questa cosa. Daniele è un attore, punto e basta. Vuole esserlo sempre di più, sempre meglio. Non desidera essere altro. Non desidera essere un personaggio pubblico. E, forse (forse…) dopo qualche tormento, ha finito per accettare fino in fondo la sua natura. Pecci punta lo sguardo con eguale intensità sia sul presente che sul futuro.
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Scorrendo qualche foto relativa alla tua carriera, ai ruoli che hai interpretato, agli abiti che hai indossato, alle facce che hai fatto, alle pettinature che hai cambiato insieme ai personaggi, mi è venuta questa riflessione: ogni ruolo ti calza bene. Fra risate e drammi, finora nessuna nota stonata. Tutto merito tuo o anche della fortuna?
In ogni caso della fortuna; io ce la metto tutta, ma senza di quella…
La scorsa primavera ti sei misurato con l’Edipo Re al Teatro Greco di Siracusa: bella occasione, ma anche grosso rischio. Alla fine ti sei concesso la promozione?
E’ stata un’occasione fantastica, direi unica. Oggettivamente lo spettacolo ha avuto un grandissimo successo, ha registrato il più grande incasso a Siracusa, di sempre. Ma non sono mai io a darmi un voto; non posso proprio.
E’ mai capitato che Daniele abbia bocciato senza riserve… Daniele?
No, per fortuna mai.
Hai raggiunto la popolarità grazie alla tv, ma si vede che non ti basta. Qual è il tuo obiettivo ultimo, lo spazio ancora da esplorare, la prossima ambizione?
Non mi basta perché devo ancora fare in teatro tutta la mia vera carriera, in questo mi considero ancora un “giovane” attore. Mi piacerebbe anche cominciare a fare del cinema di qualità.
Tu la guardi, la tv?
Sì, la guardo spesso.
Non hai puntato sulla bellezza per costruire la tua carriera, l’hai detto più volte e comunque è chiaro. E’ altrettanto chiaro, però, che parte del pubblico femminile è catturato dal tuo aspetto fisico: da uno a dieci, quanto ti dà fastidio?
Non mi dà nessun fastidio, anzi. La bellezza, quella vera, ammesso che ci sia, è una grande dote, è un buon veicolo.
Solitario, irrequieto, ruvido, inappagato: in quale di questi aggettivi ti riconosci?
Un po’ in tutti, ma cerco di essere lieto e spensierato!
Tre aggettivi che invece, secondo te, fanno un vero attore.
Talentuoso, costante, umile.
La vita dell’attore prevede una parte di “pubbliche relazioni”, chiamiamole così. Posti in cui andare e gente da frequentare, che magari rendono più facile restare nel giro… Che rapporto hai con queste dinamiche?
Sono fuori da qualsiasi “giro”, sia esso teatrale, televisivo, cinematografico. E’ un mio problema ma anche la mia forza. Ho cominciato, da qualche tempo, a considerarmi un outsider in tutti e tre i campi, indifferentemente.
Il lavoro è la tua priorità assoluta?
Certo. il lavoro fa di me ciò che sono.
Cosa provi, come ti senti quando sei sul set. O ancora prima, quando cominci a lavorare per la creazione di un personaggio?
Sul set sono molto impaziente, non vedo l’ora di girare, odio i tempi lunghi. Quando preparo un personaggio prima delle prove non faccio nulla; ci penso molto e basta.
Vivi a Roma, quartiere Trastevere. Quali sono le piccole abitudini a cui non rinunceresti mai?
All’abitudine di vivere qui. E’ un quartiere che amo, non me ne andrei mai.
Il più bel film che hai visto negli ultimi tempi.
… Ci sto pensando troppo, forse è segno che ultimamente al cinema nulla mi ha colpito così fortemente.
Un collega o una collega – del presente o del passato – che gode della tua stima senza riserve.
Ce ne sono moltissimi, uno su tutti forse Anthony Hopkins.
C’è un ruolo che interpreteresti meglio di tutti? E uno che assomiglia particolarmente all’uomo che sei nella realtà?
Non so se perché mi somigli nella realtà (a dir la verità credo di no, e comunque non credo che c’entri molto), ma penso di poter interpretare discretamente alcuni personaggi shakespeariani, in cui la tragedia è mescolata ad un umorismo tagliente sofisticato che può anche, qui e lì, provocare una bella risata del pubblico.
I tuoi prossimi impegni professionali?
Non so ancora: ho parecchi progetti, ma siamo lontani dalla loro realizzazione.
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